Prima att. Le att. dantesche, infatti, costituiscono le prime occ. "libere" del vocabolo, precedentemente usato solo nell'espressione
ab initio, att. fin dal sec. XIII, che, al netto di un qualche adattamento grafico-fonetico in direzione volgare (come, per es.,
ab enitiu, in
Ritmo Cass.), è da considerarsi una mera riproposizione della locuz. latina (cfr. TLIO s.v.
inizio, e vd. Guadagnini,
Lessicografia, filologia, p. 775). Il vocabolo, nella prima metà del sec. XIV, presenta un numero non molto alto di att. In buona sostanza, esso ricorre nei commentatori danteschi, dove appare anche in dittologia sinonimica con
essordio e
principio (vd.), e in alcuni testi poetici, dove occupa sempre la posizione di rima, come del resto accade anche nella
Commedia (per una panoramica, cfr. TLIO s.v.
inizio). A ciò si aggiunga che una ricerca del lat.
initium nel
Corpus CLaVo permette di osservare che esso era volgarizzato perlopiù con
cominciamento o
principio (per le osservazioni qui riportate e per un approfondimento sulla doc. del secondo Trecento, vd. Guadagnini cit., pp. 775-777 e 787-792; vd. anche
cominciamento e
principio). Tali dati sembrerebbero dunque indicare che, per l'it. antico, il vocabolo è prob. da considerarsi un cultismo dal
lat. piuttosto che una parola di trafila popolare, come del resto conferma anche la fisionomia fonetica (per altre osservazioni, vd. anche
iniziare).
Initium è utilizzato da Dante in
De vulg. 1.7.2 (nell'espressione
ab initio) e
Ep. 6.2. Inoltre, in ED (s.v.
inizio) si rammenta che l'ed. del '21 del
Conv. presentava la lezione congetturale
inizio a 3.8.4.
Locuz. e fras. Nella
Commedia il lessema è att. all'interno di due sintagmi verbali.
Dare inizio (§
1) è semanticamente legato alla costruzione logico-sintattica da esso dipendente, costituita da un pron. («loro»), compl. di termine del verbo «diede», e da una prop. finale implicita espressa con
a + inf. («a parlar»), retta dall'ogg. del verbo principale, cioè «inizio». In tale costruzione, ben descritta da Ageno (in ED,
Appendice, s.v.
verbo, §
Infinito, § 42, p. 290), l'azione indicata dall'inf. è attribuita alla persona espressa dal compl. di termine, e
inizio, dato il contesto, assume necessariamente il particolare signif. di 'occasione che favorisce l’origine o il verificarsi di qsa', prob. a partire dall'accezione, att. sia in it. antico sia in lat., di 'ciò che sta all'origine di qsa (con valore causale)' (cfr. TLIO s.v.
inizio; TLL s.v.
initium, § I B).
Avere inizio (§
2) sembrerebbe invece interpretabile come una costruzione a verbo supporto (cfr.
Enciclopedia dell'Italiano s.v.
verbi supporto), che, rif. a una determinazione locale, dal punto di vista semantico è in sinonimia con una delle accezioni del verbo
cominciare (vd.). In it. antico, tuttavia, la cooccorrenza di
avere e
inizio si registra anche con il signif. di 'prendere ad essere o a svolgersi (con valore temporale/causale)' (cfr. TLIO s.v.
inizio).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 29.02.2020.
Data ultima revisione: 30.06.2020.