Vocabolario Dantesco
indonnare v.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia indonna Par. 7.13 (:).
Prima att. Da donna (vd.; ma per GRADIT e GDLI da donno; vd.). Il verbo, foggiato sul lat. domina (Sapegno, ad l.), ha il signif. di 'diventare padrona di qsa' (vd. ad es. Inglese, ad l.): è il profondo senso di riverenza che si impadronisce di Dante al solo sentire la prima e l'ultima sillaba del nome di Beatrice, sin dai tempi della Vita Nuova. Gli antichi commentatori chiosano univocamente il verbo come 'diventare donna o signora': ad es. Iacomo della Lana spiega «quasi a dire: se transmuta in donna, et informasse dalla donnatione» e Francesco da Buti glossa «cioè diventa donna». Nel Trecento, il verbo è ripreso tra gli altri da Petrarca, Canzoniere («poi che sormonta riscaldando il sole, / parmi qual esser sòle / fiamma d'amor che 'n cor alto s'endonna...») e da Boccaccio, che lo utilizza secondo l'accez. dantesca nell'Amorosa visione e col signif. di 'fregiarsi di qsa' nel Filostrato (cfr. TLIO s.v. indonnare).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 29.06.2018.
Data ultima revisione: 11.12.2021.
1 Pron. Diventare padrona (di qno) (fig.).
[1] Par. 7.13: Ma quella reverenza che s'indonna / di tutto me, pur per Be e per ice, / mi richinava come l'uom ch'assonna.