Prima att. , ma come antrop. ricorre già nei
Doc. fior., 1211 (cfr. TLIO s.v.
guazzo [1]). Dal lat. *
aquaceus ('che si riferisce all'acqua'; cfr. LEI s.v. *
aquāceus, 3.1, 553.44), prob. tramite il lat. mediev.
aquatio (
aquationem) di cui
guazzo rappresenta l'esito popolare tosc.; a tal proposito, cfr. FEW s.v.
aquatio, 1, 117 e Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», pp. 261-262, che registrano altri continuatori di area romanza. Nel passo di
Inf. 32.72 la voce
guazzi, in rima aspra con
Pazzi e
cagnazzi e in unione con l'attributo
gelati, indica propr. una riserva d'acqua stagnante (e ghiacciata). Nell'occ. di
Inf. 12.139 il
guazzo, in rima aspra con
Pazzo e collocata in chiusura di canto, è invece inserita nell'espressione fras.
ripassare il guazzo ed è rif. in senso estens. al tratto più basso del letto del Flegetonte, che viene attraversato dal centauro Nesso. Tale contesto autorizza l'accostamento paretimologico di
guazzo alla voce
guado ('punto nel quale è possibile attraversare un corso d'acqua senza affondare'), avallato da alcuni esegeti antichi e moderni (ad es.
Iacomo della Lana, Benvenuto da Imola; inoltre Inglese [ed. e comm.]
ad l.). A tal proposito, cfr. anche le glosse
ad l. di Giovanni da Serravalle («Ytalici dicunt, quando aliquis pedes transit fluvium, idest, transit
ad guazzum») e di Alessandro Vellutello («
Passar a guazzo in Toscana lingua, communemente si è passar non per lo ponte, nè per nave, ma pur a piede, o veramente a cavallo torrente, o fiume, o qual si voglia altra acqua, che
guazzo da molti si dice»), le quali documentano l'uso del vocabolo nella locuz. tipicamente tosc.
passare a guazzo, che verrà registrata dalla trad. lessicografica successiva (cfr.
Crusca [2-5], NDU, GDLI, GRADIT e VFC s.v.
guazzo).
Locuz. e fras. Per l'espressione fras.
ripassare il guazzo vd.
Nota.
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 01.04.2024.
Data ultima revisione: 30.09.2024.