Vocabolario Dantesco
bufera s.f.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia bufera Inf. 5.31.
Prima att. Di etimo discusso, ma verosimilmente riconducibile alla radice onom. *bof(f)/*buf(f) 'colpo; suono imitativo' (LEI s.v., 6, 379.14). Per il DEI bufera è voce sett. da collegare a buffare, verbo doc. in mediolat. in area vercell. (cfr. Du Cange s.v. buffare), ma ben presente anche nei volg. tosc. (cfr. TLIO s.v. buffare (1); DELI 2 s.v.; LEI s.v. *bof(f)/*buf(f), 6, 381.39). Nella trad. del poema è att. il v. con pref. intensivo sbuffare, rarissimo nell'it. antico, come var. di scuffare (vd.) a Inf. 18.104. Il sost. bufera, impiegato nella rappresentazione della pena inflitta ai lussuriosi, resta, dopo Dante, d'uso assai limitato (cfr. TLIO s.v.) e l'atteggiamento dei commentatori – che non mancano di glossare il termine (talora con interventi imprecisi o generici) – lascia ritenere il termine estraneo all'ambito letterario e forse di pertinenza popolare. Sulla parola dantesca si sofferma lungamente, in partic., il Boccaccio: «Bufera, se io ho ben compreso, nell'usitato parlar delle genti è un vento impetuoso [e] forte, il qual percuote e rompe e abatte ciò che dinanzi gli si para [[...]]; e quanto più dal suo principio si dilunga più divien debole, infino a tanto che infra poco tempo si risolve tutto. Questo adunque mi pare che l'autor voglia sentir per questa bufera...» (Id., Esposizioni, ad l.). Nella stessa direzione dell'uso "basso" conduce anche una nota del Borghini: «[[scil. Dante]] finge che tali peccatori siano trasportati dalla bufera, che nella nostra lingua vulgarmente significa quel vento freddo che vien mischiato con neve che con esso si rigira per l'aria» (Id., Difesa di Dante come cattolico, p. 181; cfr. anche Id., Scritti, p. 335).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 03.04.2020.
Data ultima revisione: 04.05.2020.
1  Vento impetuoso dal movimento vorticoso e travolgente.
[1] Inf. 5.31: La bufera infernal, che mai non resta, / mena li spirti con la sua rapina; / voltando e percotendo li molesta.