Prima att. Di etimo non accertato: la proposta più accreditata, cioè la provenienza dal basco
bizar 'coraggioso', è in contrasto con la cronologia (cfr. DELI 2 s.v.
bizzarro e bibliografia ivi cit.). Altrettanto deboli risultano i richiami a
bizza e al lat.
vitium (cfr.
ibid.; DEI s.v.; REW § 1141). Il LEI riconduce la forma alla base eterogenea
*bec-/*beg-; *bac-/*bag-; *bic-/*big- 'voci che suscitano ripugnanza e disprezzo' (cfr. ivi s.v., 5, 780.18). Infine, più recentemente, Mauro Braccini ha proposto una correlazione fra
bizzarro e la famiglia di
*biz- 'insetto' (cfr. Id.,
«Bizzarro» e alcuni insetti consonanti). In Dante l'agg. occorre una sola volta in una serie rimica unica nel poema (:
narro :
sbarro) e con rif. a Filippo Argenti, cavaliere fior. noto alle cronache del tempo per la prepotenza e la superbia. Le att. trecentesche successive del termine appaiono circoscritte all'area tosc. (vd. TLIO s.v.
bizzarro); è voce esclusivamente fior. secondo il Boccaccio: «
bizarro, cioè iracundo; e credo questo vocabolo "bizarro" sia solo de' Fiorentini, e suona sempre in mala parte, per ciò che noi tegnamo bizarri coloro che subitamente e per ogni piccola cagione corrono in ira, né mai da quella per alcuna dimostrazione rimuovere si possono» (Id.,
Esposizioni,
ad l.). Rare le glosse dei commentatori; fra i non tosc., Benvenuto da Imola chiosa
bizzarro con 'stizzoso' («
bizarro, idest sticciosus»
ad l.). In seguito il termine perde il suo valore potentemente neg.; una netta rivalutazione, in partic., si registra nel corso del Cinquecento, quando la trattatistica d'arte ricorre a
bizzarro (e al sost.
bizzarria) per designare l'audace inventività dei nuovi canoni figurativi contemporanei (cfr. Fanini,
Le Vite
del Vasari, p. 100). Oggi la semantica del termine si è assestata sul valore "intermedio" di 'stravagante' (cfr. GDLI e GRADIT s.v.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 30.04.2021.
Data ultima revisione: 11.06.2021.