Commedia |
abbarbaglio Par. 26.20 (:). |
Att. solo nella
Commedia e cit. nei commentatori. Retroformazione su
abbarbagliare, prefissale di
barbagliare, di etimo incerto (ma prob. riconducibile alla base preromanza
*balyo- 'lucente', da cui anche
bagliore,
abbaglio,
sbaglio ecc.; cfr. LEI s.v., 4, 1022.31). Benché sia l'uso dantesco, assieme a quello dei commentatori, a determinare la fortuna del sost. e dell'intera famiglia morfologica, una forma agg.
abbarbagliato, nell'accezione di 'stordito, confuso', risulta già att. in
Cecco Angiolieri (cfr. TLIO s.v.
abbarbagliato). È anteriore al sec. XIV anche un'occ. del verbo semplice
barbagliare nell'accezione di 'balbettare', doc. in
Jacopone da Todi («e la lengua barbaglia / e non sa che parlare»; cfr. TLIO s.v.
barbagliare), semanticamente accostabile alla medesima sfera degli effetti (sui sensi e sulla mente) causati da un abbaglio improvviso. Il valore del sost. dantesco non pone difficoltà ai commentatori, i quali glossano compatti
abbarbaglio con le perifrasi «privatione de vista» (Iacomo della Lana,
ad l.), «offuscazione» o «offuscationis oculorum» (
Francesco da Buti e Benvenuto da Imola,
ibid.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 03.10.2016.
Data ultima revisione: 17.05.2018.