Vocabolario Dantesco
suffolare v.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia suffolando Inf. 25.137; suffolerò Inf. 22.104.
Dal lat. parl. *sufolare, var. imitativa di sifilāre, var. rustica di sibilāre (DELI 2 s.v. zufolare). Att. dalla fine del Duecento, anche nella var. zufolare (vd. TLIO s.v. zufolare), ha il signif. di 'emettere un suono prolungato e stridente', rif. ad animali dotati di lingua biforcuta: questo è il signif. di suffolare a Inf. 25.137, rif. al serpente in cui si è trasformato il dannato Buoso («l'anima ch'era fiera divenuta»). Il verbo ricorre anche a Inf. 22.104, dove indica invece l'atto di fischiare: Ciampolo afferma che quando un dannato emerge dalla pece e non vede guardiani nei paraggi avverte gli altri con un fischio che la riva è sgombra.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 28.02.2022.
1 [Rif. a animali dotati di lingua biforcuta:] emettere un suono prolungato e stridente.
[1] Inf. 25.137: L'anima ch'era fiera divenuta, / suffolando si fugge per la valle, / e l'altro dietro a lui parlando sputa.
2 Produrre un suono prolungato e sottile soffiando a labbra strette; fischiare.
[1] Inf. 22.104: e io, seggendo in questo loco stesso, / per un ch'io son, ne farò venir sette / quand' io suffolerò, com' è nostro uso / di fare allor che fori alcun si mette».