Vocabolario Dantesco
vincastro s.m.
Commedia 1 (1 Inf.).
Altre opere1 (1 Rime).
Commedia vincastro Inf. 24.14 (:).
Altre opere vincastri Rime 43.1 (:).
Prima att. (Rime 43.1). Da vinco 'ramoscello di salice, vimine' (DEI s.v.), con suff. -astro. Il termine è att. nel sonetto Com più vi fere Amor co' suo' vincastri (Rime 43.1), collocato da Barbi fra le Rime del tempo della Vita Nuova (cfr. Barbi-Maggini, p. 223): le due occ. dantesche costituiscono dunque le att. più antiche del termine (cfr. TLIO s.v. vincastro). Collocate in fine verso, entrambe danno inoltre origine a una serie rimica (in -astro/i) ricercata e difficile, che è hapax dantesco (cfr. De Robertis, Rime, ed. comm., p. 311). Nel sonetto, il sost. occorre in un contesto fig. che si avvale di un linguaggio metaforico aspro «che anticipa l'esperienza delle petrose» (De Robertis, ibid.) e che risulta ben lontano da quello usato per costruire la serena scena campestre posta in apertura del canto infernale, in cui vincastro ha il senso propr. di 'verga, bastone' del pastore (cfr. per es. Iacomo della Lana, ad l.: «vincastro. Si è quella vergella che porta li pasturi dal bestiame»).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 28.03.2018.
Data ultima revisione: 27.09.2018.
1 Ramoscello di vinco, gen. usato per stimolare o guidare animali.
[1] Inf. 24.14: lo villanello [[...]] poi riede, e la speranza ringavagna, / veggendo 'l mondo aver cangiata faccia / in poco d'ora, e prende suo vincastro / e fuor le pecorelle a pascer caccia.