Commedia |
attuffa Inf. 22.131 (:); attuffare Inf. 8.53, 21.56; attuffò Inf. 21.46. |
Il verbo, att. prima della
Commedia esclusivamente in
Bono Giamboni, Orosio e composto da
tuffare col pref.
ad- (cfr.
Corpus OVI e TLIO s.v.
attuffare), è esclusivo e descrittivamente tipico delle pene infernali (l’uso due-trecentesco è ben più vario e ampio, cfr. TLIO s.v.
attuffare): a
Inf. 8.53 il verbo è pronunciato da Dante, il quale desidera vedere Filippo Argenti
attuffare entro il fango della palude dello Stige (in questo caso il verbo è al passivo, senza indicazione dell'agente; cfr. anche Chiavacci Leonardi
ad l.); a
Inf. 21.46 il verbo si riferisce al dannato che, una volta lanciato dal diavolo nella pece, sprofonda completamente sotto la superficie (Chiavacci Leonardi
ad l. spiega
s'attuffò con due verbi: «tuffato, sprofonda»); nelle altre due occ. entro i canti dei barattieri il verbo si presenta nel contesto di due similitudini: a
Inf. 21.56 l'immagine descritta è quella degli sguatteri che, per ordine dei cuochi, mantengono con gli uncini la carne che cuoce immersa nella pentola, affinché non riaffiori in superficie; a
Inf. 22.131, invece, ad
attuffarsi è l'anatra quando il falco le si avvicina per catturarla. Il verbo è utilizzato con valore trans. (
1) o rifl. (
1.1). Chiavacci Leonardi, a proposito di questo vocabolo, spiega che «denota sempre il disprezzo, e il distacco, dal peccato che degrada la persona umana» (
Inf. 8.53).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 17.06.2019.
Data ultima revisione: 04.11.2019.