Vocabolario Dantesco
talpa s.f.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia talpe Purg. 17.3.
La prima att. è in Guittone, Lettere in prosa, a. 1294, che già assume la talpa ad emblema di una scarsa capacità visiva e intellettiva («Ché, si ben consideriamo, amico mio, non con o[c]chi di talpa, ma d'aquila o de ciervieri, gentilessa di sangue, bealtà di persona, libertà di corpo....», cfr. TLIO s.v. talpa). Tutti i commentatori antichi si attengono al piano della realtà naturale, soffermandosi sulla reale cecità dell'animale. Francesco da Buti, per es.: «la talpa è uno animale simile al topo, la quale vive di terra [...] questo animale si dice avere una pellicula in su li occhi, la quale impedisce la sua vista che non può bene vedere; e però dice l’autore, inducendo la similitudine per la qual nebbia tu, lettore, vedessi non altramente che vegano le talpe per la pelle che ànno inanti alli occhi, la quale benché sia sottile pur impaccia la vista sua, che non può vedere da lunga, né bene da presso». In Isidoro, Etimol., XII.3.5, il nome dell’animale, dalla cecità assoluta, è così spiegato: «Talpa dicta, quod sit damnata caecitate perpetua, et tenebris. Est etenim absque oculis, semper terram fodit, et humum egerit, atque radices subter frugibus comedit, quam Graeci ἁσφάλακα vocant». I commentatori si dividono nel riconoscere alla talpa una cecità piena, come in Isidoro (vedi per es., Iacomo della Lana e l'Anonimo Lombardo), o parziale. Alla luce di alcune recenti indagini, si ritiene che Dante attribuisca alla talpa una cecità parziale, coerente con la natura penitenziale del Purgatorio (si vedano Ledda, Per un bestiario; Ledda, La «Commedia» e il bestiario e Stoppelli, La talpa). La forma talpe potrebbe essere un singolare (del tipo ale, cfr. Rohlfs § 351), come intendono alcuni commentatori (cfr. Inglese ad l.).
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 25.06.2018.
Data ultima revisione: 22.07.2019.
1 [In similitudini rif. a una persona che non vede bene:] piccolo mammifero che ha scarsa capacità visiva.
[1] Purg. 17.3: Ricorditi, lettor, se mai ne l'alpe / ti colse nebbia per la qual vedessi / non altrimenti che per pelle talpe, / come, quando i vapori umidi e spessi / a diradar cominciansi, la spera / del sol debilemente entra per essi...