Vocabolario Dantesco
riprezzo s.m.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia riprezzo Inf. 17.85 (:), 32.71 (:).
Da brezza nella sua forma primitiva *prezza, a sua volta ricollegabile al lat. volg. *prigitia 'ripugnanza' in luogo del lat. classico pigritia 'indolenza' (Nocentini s.v. ribrezzo). Riprezzo nella forma con labiale sorda, costante negli ess. due-trecenteschi, ricorre per la prima volta in Bono Giamboni, Orosio col signif. di 'sentimento di forte disgusto, raccapriccio' e come traducente del lat. horror (libro 5, cap. 23, p. 341: «trattone fuori il cervello, con disiderio e sanza riprezzo, ovvero capriccio»); cfr. TLIO s.v. riprezzoCorpus DiVo. Si osservi come Giamboni glossi il vocabolo, prob. perché ritenuto poco noto, con la voce capriccio che ha il signif. di 'paura, orrore' (cfr. TLIO s.v. capriccio). Nel passo di Inf. 17.85 riprezzo, in rima aspra con mezzo e rezzo, ricorre all'interno di una similitudine che compara i brividi di freddo, primo sintomo rivelatore della febbre quartana, al tremito di paura che assale Dante nell'udire le minacce di Gerione. Per la sintomatologia della quartana, cfr.: il De rerum proprietatibus di Bartolomeo Anglico («de quarto die in quarto affligit, horripilatione primo, deinde calore lento, 24 horas habet in summo labore et 48 in quiete […] adest tristitia, timor, anxietas […] lividitas in unguibus et labiis»), cit. da Inglese (ed. e comm.) e Bellomo ad l.; Borghini, Scritti, p. 245 («et questo è proprio ribrezzo o riprezzo, quel tremito et freddo che vien con la quartana; donde dicono: "egli ha avuto un ribrezzo di febbre"»). A Inf. 32.71, dove le serie rimiche mezzo : rezzo : riprezzo Pazzi : cagnazzi : guazzi contribuiscono a inasprire l'atmosfera del canto, riprezzo indica la sensazione (sia fisica sia morale) che Dante prova al ricordo della ghiaccia del Cocito. Francesco da Buti ad l. interpreta riprezzo come «arricciamento di freddo», mentre altri commentatori (ad es. Guglielmo Maramauro, Benvenuto da Imola e Cristoforo Landino ad l.), attenendosi al primo signif. att. di riprezzo ('paura, orrore'), pensano piuttosto al sentimento di raccapriccio o al tremito di paura provato dal poeta nel rammentare la terribile scena di sofferenza cui aveva assistito in quel luogo. Coniugando le due linee interpretative, anche in considerazione del fatto che l'ambiguità del passo non può essere sciolta, qui si propone come signif. quello di 'brivido di freddo o di orrore'. Si segnala, inoltre, che in entrambi i passi il ms. Urb presenta l'uscita rimica in -eggio (meggio : ripreggio : reggio), con esito in affricata palatale in luogo dell'affricata alveolare. Dopo Dante la voce riprezzo ha goduto di una notevole fortuna, che si estende alle coppie rimiche mezzo : rezzo e rezzo : mezzo o all'intera serie mezzo : rezzo : riprezzo; cfr. TLIO s.v. riprezzo, GDLI s.v. ribrezzo e Corpus OVI.
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 31.03.2024.
Data ultima revisione: 30.09.2024.
1 Brivido di freddo (con rif. al primo sintomo della febbre quartana).
[1] Inf. 17.85: Qual è colui che sì presso ha 'l riprezzo / de la quartana, c'ha già l'unghie smorte, / e triema tutto pur guardando 'l rezzo, / tal divenn' io a le parole porte; / ma vergogna mi fé le sue minacce, / che innanzi a buon segnor fa servo forte.
1.1 Brivido di freddo o di orrore. ||  Cfr. Nota.
[1] Inf. 32.71: Poscia vid' io mille visi cagnazzi / fatti per freddo; onde mi vien riprezzo, / e verrà sempre, de' gelati guazzi.