Vocabolario Dantesco
quatto agg.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia quatto Inf. 21.89, 21.89 (:).
Prima att. Da coactum (DELI s.v. quatto), che è anche alla base del parasintetico acquattare (vd.). Per la diffusione della voce in area più ampiamente centro-settentr., cfr. Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», p. 134. Quatto ricorre una sola volta nella Commedia, in forma reduplicata (quatto quatto, in rima con ratto patto), con funzione avverbiale. Scegliendo il modulo sintattico dell’iterazione superl., Dante rincara la dose di espressività di una parola già di per sé espressiva, in uso nel fior. idiomatico, dove l’agg. indica un movimento partic. Come infatti spiega Borghini: «Quatto non significa propriamente Nascoso, ma Chinato e come spianato in terra, come fa la gatta quando uccella, che si stiaccia in terra per non esser veduta; e lo fa talvolta il cane» (Borghini, Scritti, pp. 246-247). Col favore della Crusca, che fin dalla prima impressione, oltre a quatto, mette a lemma quatto quatto («più quattamente, che si può»), la composizione avv. iterat. si è impressa nella memoria collettiva ed è ancora oggi viva nell’it. (cfr. GRADIT e Manni, Da Dante a noi, p. 427). Ci siamo astenuti dall’inserire la var. guacto guacto, presente nei codici Ash, Fi, Ham, Rb, Urb, in quanto il rafforzamento della dentale esclude un collegamento con agguatare (vd.), pure var. ammessa del verbo acquattare (vd.).
Autore: Paolo Rondinelli.
Data redazione: 04.02.2021.
Data ultima revisione: 11.06.2021.
1 Locuz. avv. Quatto quatto. Chinato, accovacciato (per nascondersi alla vista).
[1] Inf. 21.89: E 'l duca mio a me: «O tu che siedi / tra li scheggion del ponte quatto quatto, / sicuramente omai a me ti riedi». / Per ch'io mi mossi e a lui venni ratto; / e i diavoli si fecer tutti avanti, / sì ch'io temetti ch'ei tenesser patto.