Commedia |
2 (1 Inf., 1 Par.). |
Commedia |
prato Inf. 4.111, Par. 23.80. |
Altre opere |
prato Rime 7.28.
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Dal lat.
pratum, voce panromanza (DELI 2 s.v.
prato; cfr. anche GDLI s.v.
prato) è att. già dalla prima metà del Duecento (cfr.
Corpus OVI). L'occ. di
Inf. 4.111 suggerisce l'intensità cromatica della scena: il
prato all'interno del castello del Limbo (
nobile castello, v. 106) è di
fresca verdura, cioè «'di colore verde brillante', perpetuamente rigoglioso (cfr.
Pg 7.75: «fresco smeraldo»)» (Inglese,
ad l.). Inoltre, il sost. «con il complemento di qualità che l'accompagna, sembra contenere [...] anche un valore allegorico: "pratum virens figurat viredinem famae illustrium virorum" (Benvenuto)» (ED s.v.
prato), che Dante riprende dal repertorio lirico nel sonetto
Qual omo è su la rota di Bonagiunta e dall'
Eneide nella descrizione dei Campi Elisi (cfr. Inglese,
Ibidem; Bellomo,
ad l.). Nell'occ. di
Par. 23.80, l'immagine del
prato di fiori ha «lo scopo di tradurre in termini di esperienza terrena una esperienza mistica ultraterrena» (Fosca,
ad l.), e non è più quindi metafora di visione; con lo stesso signif. si intende l'occ. di
Rime 7.28 (
in un bel prato d'erba).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 29.10.2021.