Prima att. Dal lat. volg. *
olidiāre (vedi oltre). La forma
olezza con affricata alveolare sonora intensa, da ricondurre ad assibilazione del nesso lat.
-dj-, rivela secondo Rohlfs, § 276, l'influsso settentr., ma come spiega Castellani,
Saggi, I, pp. 113-118, è dovuta allo sviluppo e alla compresenza in area tosc. degli esiti, di antica formazione, assibilati e palatali da -
dj-lat., per cui «le condizioni "miste" del toscano [[...]] vanno giudicate le più autentiche» (Id.,
Saggi, I, p. 118). L'esito con affricata palatale sonora
oleggia è testimoniato dal cod. settentr. Urb, prob. per conservazione della forma originaria (cfr. Viel, «
Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 441). Il verbo in Dante significa 'emanare un odore gradevole', rif. all'aria primaverile. Dal lat.
oleo 'exalher une odeur, sentir' (Ernout-Meillet s.v.), 'to give off a smell', nelle due accezioni contrapposte 'to smell sweet, be fragrant' e 'to have a bad smell, stink' (OLD s.v.), derivano *
olidiāre 'che ha odore' (DELIN; e vd. REW 6055), alla base dell'it.
olezzare, e l'agg.
ŏlidus, anch'esso con duplice accezione: «(in bad sense) 'having an offensive smell, stinking'» e «(in good sense) 'sweet smelling, fragrant'» (OLD s.v.).
Francesco da Buti,
ad l., chiosa: «rende ulimento», Benvenuto da Imola utilizza il più neutrale: «in odorem spirat». Il signif. moderno 'emanare un odore gradevole' è circoscritto all'ambito letterario (GRADIT s.v.). Att. successive a quella dantesca si riscontrano in volgarizzamenti trecenteschi di area tosc.: con senso propr. in
S. Girolamo volg. (cfr. GDLI s.v.), con senso fig. in
Espos. Salmi S. Agostino volg. (cfr.
Crusca [5] s.v., indicato come
Esposizione del saltero di Andrea Lancia (fior.), volg. parziale siglato BNC Pal. 11, cfr.
DiVo DB) e, transitivamente, in
Mascalcia Mosè da Palermo volg. (cfr. TLIO s.v.
olezzare).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 29.10.2021.