Commedia |
materno Purg. 26.117 (:). |
Prima att. Dal lat.
maternus (DELI 2 s.v.
materno), è presente già nel mediolatino con rif. partic. alla lingua (cfr. DMLBS s.v.
maternus, § 2; Viel, «
Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 294).
Nel De Vulg. 1.6.2 si definisce «proprium vulgare [[...]] maternam locutionem» o «locutio naturalis»; nello stesso trattato poco prima si afferma decisamente che «vulgarem locutionem appellamus eam qua infantes assuefiunt ab assistentibus cum primitus distinguere voces incipiunt; vel, quod brevius dici potest, vulgarem locutionem asserimus quam sine omni regula, nutricem imitantes, accipimus» in contrapposizione al lat., «locutio artificialis», regolata da norme grammaticali e frutto di studio (De Vulg. 1.1.2-4). Nell'unico contesto del poema, l'agg. materno, unito al sost. parlar, è pronunciato da Guinizzelli nella presentazione del trovatore provenzale Arnaut Daniel a indicare il suo volgare, la lingua che si acquisisce naturalmente nell'infanzia. Francesco da Buti, ad l. chiosa: «del parlare vulgare che insegna la madre al fanciullo». Nei volgarizzamenti trecenteschi del
Corpus ClaVo il lat.
maternus è reso per lo più con
della madre,
da parte o
da lato di madre e più raramente con il corrispondente agg. volg.
(ad es. con rif. alla terra nativa, in
Ciampolo di Meo Ugurgieri, L. IV, cap. 113.9: «materna Delo», cfr.
TLIO s.v.;
Corpus DiVo). Si deve prob. a Dante l'immissione nell'it. di "uso comune" di tale vocabolo che si trova nella loc.
lingua materna (cfr. GRADIT s.v.
materno; per cui cfr. Burgassi-Guadagnini,
La tradizione delle parole, p. 178). Nella trad. manoscritta la var.
moderno (in Pr) sembra indotta da attrazione col precedente rimante :
moderno [
113].
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 01.11.2021.