Vocabolario Dantesco
lettore s.m.
Commedia 16 (5 Inf., 7 Purg., 4 Par.).
Altre opere1 (1 Conv.).
1 (1 Fiore).
Commedia lettor Inf. 8.94, 16.128, 20.19, 34.23, Purg. 8.19, 9.70, 10.106, 17.1, 29.98, 31.124, 33.136, Par. 5.109, 10.22; lettore Inf. 25.46, Par. 10.7, 22.106.
Altre opere lettori Conv. 2.1.6.
lettore Fiore 148.6.
Dal lat. lector (DELI 2 s.v. letto (1)), il sost. risulta att. in it. antico dal 1268 col signif. propr. di 'chi legge un testo scritto per sé o per un uditorio' (cfr. TLIO s.v. lettore 1). Nel poema, il vocabolo ricorre nella forma del vocativo sing. «a sottolineare l'affettuoso coinvolgimento della persona che legge, in un atteggiamento, da parte del Poeta, di maestro che ha a cuore fortemente il discepolo-lettore» (Placella, Gli "appelli" di Dante, p. 130). Mediante l'espediente retorico dell'apostrofe, Dante richiama l'attenzione di 'chi legge', «lo avverte quando sta per rivelare qualcosa di incredibile, o di oscuro, oppure lo richiama all'importanza di meditare» (Id., ivi, p. 127, cui si rimanda per ulteriori considerazioni); come già indicato dai commentatori antichi: ad es. Iacomo della Lana (Inf. 25.46): «Qui driça la soa parladura al letore» (sulla questione si vd. ED s.v. appello al lettore e Russo, "Appelli" di Dante, pp. 211-231). De Ventura, Gli appelli all'uditore, pp. 81-100, identifica il destinatario del poema col «singolo lettore nel raccoglimento del suo studiolo, "sovra ’l suo banco", un lettore che viene quasi creato e plasmato dal suo autore, un professionista a cui, secondo la pratica letteraria del tempo, poteva essere affidato il compito di trasmettere il testo mediante letture pubbliche, vere e proprie lecturae dove all'interpretazione dell'esecuzione vocale si accompagnava l'interpretazione allegorica dei vari passi». Altrove (Conv. 2.1.5 e Fiore 148.6), il lessema è presente invece con l'accezione di 'professore universitario'. 
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 28.02.2022.
1 [In apostrofi:] chi legge (in quanto destinatario del testo cui l'autore si rivolge).
[1] Inf. 8.94: Pensa, lettor, se io mi sconfortai / nel suon de le parole maladette, / ché non credetti ritornarci mai. 
[2] Inf. 16.128: e per le note / di questa comedìa, lettor, ti giuro, / s'elle non sien di lunga grazia vòte, / ch'i' vidi per quell' aere grosso e scuro / venir notando una figura in suso, / maravigliosa ad ogne cor sicuro...
[3] Inf. 20.19: Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto / di tua lezione, or pensa per te stesso / com' io potea tener lo viso asciutto...
[4] Inf. 25.46: Se tu sè or, lettore, a creder lento / ciò ch'io dirò, non sarà maraviglia, / ché io che 'l vidi, a pena il mi consento. 
[5] Inf. 34.23: Com' io divenni allor gelato e fioco, / nol dimandar, lettor, ch'i' non lo scrivo, / però ch'ogne parlar sarebbe poco. 
[6] Purg. 8.19: Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, / ché 'l velo è ora ben tanto sottile, / certo che 'l trapassar dentro è leggero. 
[7] Purg. 9.70: Lettor, tu vedi ben com' io innalzo / la mia matera, e però con più arte / non ti maravigliar s'io la rincalzo. 
[8] Purg. 10.106: Non vo' però, lettor, che tu ti smaghi / di buon proponimento per udire / come Dio vuol che 'l debito si paghi. 
[9] Purg. 17.1: Ricorditi, lettor, se mai ne l'alpe / ti colse nebbia per la qual vedessi / non altrimenti che per pelle talpe, / come, quando i vapori umidi e spessi / a diradar cominciansi, la spera / del sol debilemente entra per essi...
[10] Purg. 29.98: A descriver lor forme più non spargo / rime, lettor; ch'altra spesa mi strigne, / tanto ch'a questa non posso esser largo...
[11] Purg. 31.124: Pensa, lettor, s'io mi maravigliava, / quando vedea la cosa in sé star queta, / e ne l'idolo suo si trasmutava. 
[12] Purg. 33.136: S' io avessi, lettor, più lungo spazio / da scrivere, i' pur cantere' in parte / lo dolce ber che mai non m'avria sazio...
[13] Par. 5.109: Pensa, lettor, se quel che qui s'inizia / non procedesse, come tu avresti / di più savere angosciosa carizia...
[14] Par. 10.7: Leva dunque, lettore, a l'alte rote / meco la vista, dritto a quella parte / dove l'un moto e l'altro si percuote... 
[15] Par. 10.22: Or ti riman, lettor, sovra 'l tuo banco, / dietro pensando a ciò che si preliba, / s'esser vuoi lieto assai prima che stanco. 
[16] Par. 22.106: S' io torni mai, lettore, a quel divoto / trïunfo per lo quale io piango spesso / le mie peccata e 'l petto mi percuoto, / tu non avresti in tanto tratto e messo / nel foco il dito...