Prima att. del sost., che ricorre in rima "dura", unica in tutto il poema, con
greppo e
Gioseppo. Di etimo incerto, la voce va forse ricondotta al lat. mediev.
lippus ('cisposo') e all'it. merid.
lippu ('grasso'), per cui cfr. DEI s.v.
leppo, che suggerisce per l’att. dantesca il signif. di «fumo puzzolente che esca da materie untuose accese». Tale interpretazione, che coniuga l’idea di ‘puzzo’ a quella di ‘fumo’, trova riscontro nel secolare commento e in partic. nella chiosa di
Francesco da Buti ad l.: «puzza d'arso unto, come quando lo fuoco s'appiglia alla pentola o alla padella» (def. ripresa anche da Crusca (1-5) s.v.
leppo). Altri commentatori chiosano 'fumo' con rif. all'evaporazione del sudore causata dalla «febbre aguta» (vd. ad es. Guido da Pisa
ad l.: «febris acuta facit patientem ex nimio ardoreatque ex nimia debilitate sudare, ex quo sudore vapor sive fumus putridus generatur»). La moderna esegesi, attenendosi all'etimologia di
lippus cit. da Uguccione da Pisa (Cecchini,
Uguccione, L 81, 1: «
Lippus -
a -
um, qui oculos habet lacrimantes et quodam marcore plenos, et dicitur a pus, idest a putredine oculorum»), ipotizza che si alluda a un'esalazione putrida dovuta a un'infiammazione degli occhi (cfr. Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», pp. 284-285). Nel senso generico di 'fumo' andrà intesa anche l'att. offerta da Manfredino, che nell'occ. della
Tenzone con Ridolfo («Ed aggio presa per cara sorocchia / contrezïon, qual vuol l'alto Gioseppo, / a ciò ch'om possa fug[g]ir l'altro leppo / d'inferno») ha senz'altro presente l'es. dantesco, di cui peraltro riprende la rima
Gioseppo :
leppo (cfr.
Corpus OVI).
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 17.01.2023.
Data ultima revisione: 01.02.2023.