Vocabolario Dantesco
lampo s.m.
Commedia 2 (2 Par.).
Commedia lampo Par. 25.80 (:), 30.46.
Deverbale da lampare (cfr. TLIO s.v.). Prima di Dante, lampo conta att. rare nell'it. antico (con valore esclusivamente meteorologico: cfr. TLIO s.v. lampo 1). Tale doc. mostra una tendenza del termine a ricorrere con partic. insistenza in dittologia con parole come tuono o folgore (si noti come, per es., nel Valerio Massimo volg. di Accurso di Cremona, databile agli anni 1321/37, «lampi et fulguri» renda il solo «fulmina» dell'originale lat.; cfr. Corpus DiVo). L'uso del sost. fuori del circuito linguistico dantesco appare tutto sommato ancora limitato; gli stessi commentatori, che non mancano, all'occorrenza, di precisarne il signif. (cfr. per es., a Par. 25.80, Iacomo della Lana: «Lampo. Coè uno radiare»; Benvenuto da Imola: «idest splendor ardens» ecc.), danno prova dell'ancor non piena familiarità del termine a quest'altezza cronologica. A Par. 25.80, lampo arricchisce il vocabolario dei fenomeni luminosi di cui si serve la poesia dantesca per descrivere gli spiriti dei beati e tradurre in immagini di diversa intensità visiva il variare del loro sentire (vd. anche balenocoruscarelampa).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 26.10.2017.
Data ultima revisione: 17.05.2018.
1 Emissione di luce improvvisa, intensa e di breve durata, bagliore.
[1] Par. 30.46: Come sùbito lampo che discetti / li spiriti visivi, sì che priva / da l'atto l'occhio di più forti obietti, / così mi circunfulse luce viva...
[Con rif. alla luce dei beati].
[2] Par. 25.80: Mentr' io diceva, dentro al vivo seno / di quello incendio tremolava un lampo / sùbito e spesso a guisa di baleno.