Dal lat. parlato
fratellus (DELI 2 s.v.
fratello), dim. di
frater (cfr. TLL s.v.
fratellus, 6, 1, 1253.27), il sost. è att. in it. antico a partire dal 1190 in
Raimb. de Vaqueiras, Contrasto (cfr. TLIO s.v.
fratello). In tutte le sei occ. del poema, il vocabolo rivela il suo valore proprio di individuo in relaz. ai figli nati dagli stessi o da uno stesso genitore, con possibili particolari sfumature semantiche di volta in volta segnalate. Di parere diverso Bellomo, che, a proposito di
Inf. 25.28, osserva: «D. non poteva ignorare che Caco era figlio di Vulcano perché lo afferma V. (
Aen. VIII, 198), laddove i Centauri sono invece figli di Issione […], sicché si dovrà ritenere che il termine
fratei sia usato metaforicamente per 'simili'». Sulla scorta della mitologia classica, il cui tramite è Lucano (
Phars., IV, 596), il gigante Fialte di
Inf. 31.120 è annoverato tra i fratelli Giganti, figli di Gea e di Urano. A
Inf. 26.54;
Par. 19.137;
Par. 25.94, si identificano rispettivamente: Polinice, fratello di Eteocle; Giacomo II, fratello di Federico d'Aragona; l'apostolo Giovanni, fratello di Giacomo. Con questa accezione può essere intesa anche l'occ. di
Inf. 32.21, dove l'espressione
le teste de' fratei allude ai due fratelli Alessandro e Napoleone Alberti, confitti fino al collo nella ghiaccia del Cocito. I commentatori antichi e moderni, tuttavia, interpretano variamente tale passo, a seconda che si faccia rif. al vincolo parentale tra i due dannati (ad. es. l'
Ottimo: «alli due miseri fratelli, che ivi erano»;
Francesco da Buti: «fratelli, quanto alla generazione […] ma non quanto alla carità dell'animo, che non ebbono punto l'uno verso l'altro»), all'appartenenza a uno stesso gruppo (ad es. Daniello: «fratei, cioè de la confraternità, scola, e compagnia»; Mattalia: «i compagni di pena sono fratei, membri della stessa miserabile famiglia», e più recentemente Chiavacci Leonardi; ma,
contra, Bellomo: «improbabile che il termine indichi le anime della Caina») o ancora alla condivisione di una comune condizione umana (ad es. Andreoli, Del Lungo). E vd. anche ED s.v.
fratello. Non si dà conto di altre possibili interpretazioni (ad es. Lombardi, Portirelli). In senso propr.
fratello ricorre in
Rime 91.12 e
Fiore 222.6, mentre è attributo confidenziale o affettivo in
Rime 66.14 (Amore chiama Dante
dolce fratello). A
Par. 19.137, Laur reca la var.
frate (vd.). La forma
fratei per
fratelli è frutto di una palatalizzazione di
-li finale.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 01.02.2019.