Deverbale da
fracassare, a sua volta prob. dal lat.
frangere sovrapposto al lat.
quassare (DELI 2 s.v.
fracassare), il sost. è documentato in volg. fin da
Jacopone (ed. Ageno) e indica il rumore prodotto da un urto violento, talvolta con rif. allo schianto di oggetti che vanno in frantumi, ma è anche att. nel signif. di 'rovina' e 'distruzione' (vd.
TLIO s.v.). In Dante il lemma presenta complessivamente due occ. che, seguendo un'accezione marginale nella lirica precedente (vd.
Francesco da Barberino, Doc. Am. e
Corpus OVI), sono rif. entrambe a eventi atmosferici: a
Inf. 9.65 il vocabolo descrive il frastuono spaventoso che accompagna l'arrivo del messo celeste, simile a quello di un vento estremamente impetuoso (cfr.
Act., 2, 2), mentre a
Purg. 14.137 il termine, che viene collocato in rima, designa il suono emanato da Aglauro, personaggio ovidiano che compare tra gli esempi di invidia punita, la cui voce si manifesta come il fragore di un tuono che segue una folgore (vd. Benvenuto da Imola,
ad l.: «fragore aeris»). Per quanto riguarda il primo passo, si noti che alcuni commentatori glossano il termine con 'rompimento' e ne associano il rumore a quello dei tuoni durante i temporali estivi (vd.
Ottimo,
ad l.;
Boccaccio, Esposizioni,
ad l.), spiegazione che però, anche per ragioni di contesto, si attaglia maggiormente al secondo passo (vd.
Landino,
ad l.: «
fracasso significa quello, che in latino è decto "fragor", che significa 'suono facto per chose ropte', chome el tuono»). Sempre con rif. a
Inf. 9.65, Ageno propone una diversa soluzione interpuntiva rispetto all'ed. Petrocchi e suggerisce di inserire una virgola dopo «fracasso», cosa che renderebbe «d'un suon» un complemento di qualità e, in linea con le att. del vocabolo nel signif. di 'distruzione', 'rovina', propone inoltre di parafrasare il verso con «un tumulto che produceva un rumore spaventoso» (vd. Ageno,
Note dantesche, pp. 100-101).
Autore: Sara Ferrilli.
Data redazione: 26.09.2024.
Data ultima revisione: 19.07.2025.