Commedia |
fanciul Purg. 27.45; fanciulli Purg. 31.64; fanciullo Purg. 15.3. |
Altre opere |
fanciullo Conv. 4.6.19.
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Da
fancello, che deriva da
fanticello, dimin. di
fante (DELI 2 s.v.
fanciullo). Il sost.
fanciullo ricorre esclusivamente nel
Purgatorio e nel
Convivio e indica l'essere umano nell'età compresa tra la nascita e l'inizio dell'adolescenza. A
Purg. 15.3
fanciullo ricorre entro una perifrasi nella quale il corso del sole è paragonato al moto senza posa proprio di un bambino irrequieto (ma sulle diverse interpretazioni di questi vv. e, spec., del sost.
spera (vd.) cfr. Inglese
ad l. e ED s.v.
fanciullo). Le altre due occ. (
Purg. 27.45 e 31.64) fanno parte di due vivide ed efficaci similitudini che ritraggono un bambino conquistato dalla promessa di un frutto («come al fanciul si fa ch'è vinto al pome») e dei fanciulli rimproverati che, vergognandosi, stanno in silenzio con lo sguardo rivolto verso il basso. L'immagine del fanciullo rimproverato (già a
Purg. 30.79-80, «così la madre al figlio par superba, / com'ella parve a me...») è da Dante scelta in questo caso, come spesso nel poema, per descrivere sé stesso: «all'origine di tale immagine è certamente il testo evangelico, per cui l'uomo superbo deve farsi fanciullo per ottenere grazia presso Dio (
Matth. 18, 2-4)» (Chiavacci Leonardi,
ad l.). Complessivamente, l'uso dantesco di
fanciullo coincide con l'uso medio del vocabolo fra Due e Trecento (vd. TLIO s.v.
fanciullo).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 28.02.2022.