Prima att.
Latinismo da
disceptare (DEI s.v.
discettare). In lat. il verbo è impiegato (anche in modo assoluto) prevalentemente in ambito giuridico, con il senso di 'disputare, discutere; emettere un giudizio', e dunque 'sciogliere (una contesa)'; in altri contesti può valere 'dividere, disgregare' in gen. (vd. TLL s.v. 5.1, 1293.53). Il verbo è ricondotto a quest'ultima accezione anche dal
Vocabulista di Papias («discepit: divisit»; cfr. Inglese,
ad l.), e in tal senso risulta recepito dai commentatori del poema: «[[
scil. il lampo]] diparte e toglie per lo suo fulgore li spiriti visivi degl'occhi umani, tanto che nulla in quello tanto veggiono altro» (
Ottimo commento,
ad l.); «
discetti, idest, dividat,
gli spiriti visivi» (Benvenuto da Imola,
ad l.); «
discetti; cioè divida,
li spiriti visivi; cioè li radi visuali, che esceno da l'occhio, li quali divisi non vedono, et uniti vedono» (Francesco da Buti,
ad l.). Si potrà dunque intendere che il «sùbito lampo» (v. 46), con la sua intensità luminosa, disperda gli «spiriti visivi», impedendo così la convergenza della "piramide visuale" verso l'oggetto e, in definitiva, la facoltà dell'occhio. Sulle teorie ottiche antiche con partic. rif. a Dante, cfr. almeno Gilson,
Medieval optics and theories of light, e la bibliografia ivi indicata. Dante tratta di «disgregazione di spirito» e di debilitazione della vista anche in
Cv 3.9.14: talora, «per infertade e per fatica» dell'organo visivo, «le cose non paiono unite ma disgregate, quasi a guisa che fa la nostra lettera in sulla carta umida» (ma cfr. Inglese,
ad l.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 28.01.2021.
Data ultima revisione: 19.03.2021.