Vocabolario Dantesco
danno s.m.
Commedia 18 (6 Inf., 6 Purg., 6 Par.).
Altre opere9 (2 Conv., 7 Rime).
4 (4 Fiore).
Commedia danni Inf. 12.106 (:), 15.42 (:), Purg. 13.110 (:), 14.67 (:), Par. 9.6 (:); danno Inf. 2.110 (:), 13.12 (:), 23.14, 28.99, Purg. 11.67 (:), 15.47, 20.78, 33.51, Par. 4.109 (:), 6.132, 11.130 (:), 22.75, 29.108 (:).
Altre opere danno Conv. 4.1.6, 4.30.4, Rime d. 12.4, 6.25 (:), 11.28 (:), 12.63 (:), 13.65 (:), 14.46 (:), 101.13.
danno Fiore 46.14, 77.12 (:), 83.7 (:), 175.12.
Con danno e con beffa 1.1, eterno danno 1, farsi danno di qsa 1.
Dal lat. damnum (cfr. LEI s.v., 19, 63.35), il termine è ampiamente att. nella lingua antica. Nella Commedia si distinguono i contesti raccolti sotto il signif. 1, in cui la voce designa le conseguenze neg. dell'attività dell'uomo o di condizioni legate all'agire umano (per es., l'essere superbo nel caso di Umberto Aldobrandeschi, a Purg. 11.67), rispetto ai casi dovuti al generale e impersonale succedersi degli eventi, dove prevale invece l'aspetto passivo delle sventure o disgrazie subìte, registrati al signif. 2. All'interno di queste due grandi partizioni, predominano le occ. in cui l'accezione del termine è astratta o posta sul piano morale, di contro ad alcuni contesti più connotati sul piano materiale (signif. 1.1 e 2.1).
Locuz. e fras. L'espressione con danno e con beffa (§ 1.1), non att. prima della Commedia, registra alcune occ. nel Decameron e nel Trecentonovelle del Sacchetti, per cui cfr. TLIO s.v. beffa; ed è «dittologia passata in locuzione comune» per Bellomo ad l. Similmente, la formulazione dantesca eterno danno (§ 1) lascia un'impronta letteraria riscontrabile nel Filocolo (L. 4, cap. 130, pag. 517.28: «fui a me per la mia bellezza cagione d'etterni danni», dove però l'espressione è più vicina al signif. proprio degli elementi che la compongono, 'innumerevoli sventure', che all'uso della Commedia) e in Petrarca: nei Trionfi (Tr. Mortis, a.48, pag. 303: «Che va inançi al morir, non doglia forte, / E più la tema de l' etterno danno») e nel Canzoniere (364.13, pag. 453: «Signor che 'n questo carcer m'ài rinchiuso, / tràmene, salvo da li eterni danni»).
Autore: Daniele Sorba.
Data redazione: 02.08.2024.
Data ultima revisione: 28.07.2025.
1 Effetto nocivo di un'azione deliberata o di un comportamento, un modo di essere.
[1] Inf. 28.99: Questi, scacciato, il dubitar sommerse / in Cesare, affermando che 'l fornito / sempre con danno l'attender sofferse».
[2] Purg. 11.67: Io sono Omberto; e non pur a me danno / superbia fa, ché tutti miei consorti / ha ella tratti seco nel malanno.
[3] Purg. 15.47: Per ch'elli a me: «Di sua maggior magagna / conosce il danno; e però non s'ammiri / se ne riprende perché men si piagna.
[4] Purg. 20.78: Tempo vegg' io, non molto dopo ancoi, / che tragge un altro Carlo fuor di Francia [[...]] / Quindi non terra, ma peccato e onta / guadagnerà, per sé tanto più grave, / quanto più lieve simil danno conta.
[5] Par. 4.109: Voglia assoluta non consente al danno; / ma consentevi in tanto in quanto teme, / se si ritrae, cadere in più affanno.
[6] Par. 11.130: Ben son di quelle che temono 'l danno / e stringonsi al pastor; ma son sì poche, / che le cappe fornisce poco panno.
[7] Par. 29.108: Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi / quante sì fatte favole per anno / in pergamo si gridan quinci e quindi: / sì che le pecorelle, che non sanno, / tornan del pasco pasciute di vento, / e non le scusa non veder lo danno.
[In opp. a pro].
[8] Inf. 2.110: Al mondo non fur mai persone ratte / a far lor pro o a fuggir lor danno, / com' io, dopo cotai parole fatte, / venni qua giù del mio beato scanno...
Eterno danno: pena infernale.
[9] Inf. 15.42: Però va oltre: i' ti verrò a' panni; / e poi rigiugnerò la mia masnada, / che va piangendo i suoi etterni danni».
Farsi danno di qsa: reputare qsa come dannoso per sé.
[10] Par. 6.132: Ma i Provenzai che fecer contra lui / non hanno riso; e però mal cammina / qual si fa danno del ben fare altrui.
1.1 Offesa fisica o materiale.
[1] Inf. 12.106: e 'l gran centauro disse: «E' son tiranni / che dier nel sangue e ne l'aver di piglio. / Quivi si piangon li spietati danni; / quivi è Alessandro, e Dïonisio fero / che fé Cicilia aver dolorosi anni.
Con danno e con beffa.
[2] Inf. 23.14: Io pensava così: 'Questi per noi / sono scherniti con danno e con beffa / sì fatta, ch'assai credo che lor nòi.
2 Evento luttuoso o rovinoso determinato dal fato.
[1] Inf. 13.12: Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, / che cacciar de le Strofade i Troiani / con tristo annunzio di futuro danno.
[2] Purg. 13.110: Savia non fui, avvegna che Sapìa / fossi chiamata, e fui de li altrui danni / più lieta assai che di ventura mia.
[3] Purg. 14.67: Com' a l'annunzio di dogliosi danni / si turba il viso di colui ch'ascolta, / da qual che parte il periglio l'assanni...
[4] Par. 9.6: ma disse: «Taci e lascia muover li anni»; / sì ch'io non posso dir se non che pianto / giusto verrà di retro ai vostri danni.
2.1 Perdita di beni materiali.
[1] Purg. 33.51: E forse che la mia narrazion buia, / qual Temi e Sfinge, men ti persuade, / perch' a lor modo lo 'ntelletto attuia; / ma tosto fier li fatti le Naiade, / che solveranno questo enigma forte / sanza danno di pecore o di biade.
2.1.1 Sperpero, spreco.
[1] Par. 22.75: e nostra scala infino ad essa varca [[...]] / Ma, per salirla, mo nessun diparte / da terra i piedi, e la regola mia / rimasa è per danno de le carte.