schianza s.f.
Lista forme e index locorum:
Commedia |
schianze Inf. 29.75. |
Nota:Etimo incerto (DEI s.v.
schianza; Alessio,
Schianza, propone un lat.
*ustulantia). Il termine è già att. in fior. in
Bono Giamboni, Orosio («le vesciche cocenti che [[...]] facieno schianze con sozze margini»; cfr.
Corpus OVI). A
Inf. 29.75, la
schianza, più che una ‘piaga ulcerosa’ («brusiole marze», secondo
Maramauro; cfr. TLIO s.v.
brosola), è prob. una ‘crosta o squama della pelle, formatasi su una pustola o una piaga ulcerosa’, come si può dedurre dal comportamento degli alchimisti (vv. 76-84; ma vd. anche i vv. 85-90), che, puniti con la lebbra (v. 124), si tirano via la
scabbia (vd.) di dosso allo stesso modo di un coltello che raschia via le «scaglie» (vd.
scaglia) da un pesce. Tale signif. pare essere confermato anche dal
Tesoro versif., red. A, XIII ex., p. 152., dove si parla dell'imperatore Costantino guarito dalla lebbra: «Et caddero giù le scanse [come] squame di pesce» (red. B, 1310: «E ne la concha sicome squame di pesce / Sono
miracholose le schianze chadute»). Da
Inf. 29.75 e 79-83 si evince inoltre che le
schianze degli alchimisti sono prob. di un colore diverso rispetto al resto della superficie cutanea (i dannati infatti sono «di schianze macolati») e sono accompagnate da un gran «pizzicor».
1 Crosta o squama della pelle, formatasi su una pustola o una piaga ulcerosa.
[1] Inf. 29.75: Io vidi due sedere a sé poggiati, [[...]] , / dal capo al piè di schianze macolati; [[...]] / e sì traevan giù l'unghie la scabbia, / come coltel di scardova le scaglie / o d'altro pesce che più larghe l'abbia.
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 03.10.2018 (ultima revisione: 03.12.2018).