lucore s.m.
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Commedia |
lucore Par. 14.94. |
Nota:Dal lat.
lucor, tardo der. di
lucēre (DELI 2 s.v.
lucore),
lucore è att. prima di Dante in
Guinizzelli (ed. Contini). Nella
Commedia ricorre una sola volta, nel
Paradiso, rif. agli «splendor dentro a due raggi» che appaiono al pellegrino nel cielo di Marte: l'uso del sost. è dunque rel. alla tematica della
luce (vd.) che domina il mondo paradisiaco plasmando potentemente il lessico della terza cantica. In epoca posteriore il sost. è scarsamente att. nel Trecento (vd. TLIO s.v.
lucore); permane tuttavia nella lingua letteraria fino al Novecento (vd. GDLI s.v.
lucore).
1 Luminosità intensa e diffusa.
[1] Par. 14.94: E non er' anco del mio petto essausto / l'ardor del sacrificio, ch'io conobbi / esso litare stato accetto e fausto; / ché con tanto lucore e tanto robbi / m'apparvero splendor dentro a due raggi, / ch'io dissi: «O Elïòs che sì li addobbi!».
Autore: Chiara Murru 23.04.2021 (ultima revisione: 11.06.2021).