Dal lat.
favorem (DELI 2 s.v.
favore), il lessema è att. in volg. dai primi decenni del sec. XIII (cfr. TLIO s.v.
favore). Nel brano dantesco, il sost. assume, nella locuz. prep.
in favore di, il signif., già comune nel lat. classico e mediev. (vd. TLL s.v.
favor, 6,1, 387.7; DMLBS s.v., §
2b) e non estraneo nell'ambito tomistico (cfr. Tommaso,
Lexicon, s.v.
, §
2), di 'beneficio, vantaggio', in questo caso «in un contesto assai solenne [...] per la salvezza della Chiesa» (ED, s.v); due commentatori moderni Chimenez e Giacalone,
ad l., chiosano: «a vantaggio della sposa» di Cristo. Il vocabolo è invece registrato nelle
Derivationes come «favor -ris, idest auxilium» (cfr. Cecchini,
Uguccione, F 22, 4). Allo stesso modo lo intende Fosca, che glossa,
ad l.: «in suo aiuto».
Vari esempi delle locuz. prep.
: a sostegno di (qno), a vantaggio di (qno) in testi precedenti a Dante (cfr. TLIO s.v.
). Tra le opere lat., il vocabolo è usato nella locuz. «in favorem alicuius» in