Vocabolario Dantesco
asciutto agg.
Commedia 4 (3 Inf., 1 Purg.).
Commedia asciutta Purg. 23.49; asciutte Inf. 9.81 (:); asciutti Inf. 18.121 (:); asciutto Inf. 20.21 (:).
Con le piante asciutte 1.
Dal lat. exsuctum, part. pass. di exugere 'succhiare, assorbire', con sovrapposizione del pref. ad- (DELI 2 s.v. asciutto). La voce è att. per la prima volta nel XIII sec. e in area lomb., entro la Frotula noiae moralis di Girardo Patecchio, nell'espressione Andare in zoccoli per l'asciutto, ossia 'fare una cosa innaturale', ove è sost. (cfr. TLIO s.v. asciutto, 1.1.1); è da considerare anche l'att. della voce come agg. nel Trattato della Dilezione di Albertano da Brescia volgarizzato di Andrea da Grosseto, datato al 1268 e di area tosc., nel signif. di 'non bagnato' rif. ai piedi (vd. Corpus OVI). Nella Commedia, l'agg. è att. nella prima cantica, sempre in clausola di verso, e nella seconda cantica. A Inf. 9.81 e a 18.121, vale 'non bagnato, privo di umidità', rif. rispettivamente alle piante dei piedi del messo celeste, che avanza sullo Stige senza toccare l'acqua, e ai capelli dell'adulatore lucchese Alessio Interminelli, che Dante ricorda come non zuppi di sporcizia quando aveva visto il dannato ancora in vita. A Inf. 20.21 l'agg. è rif., in partic., al volto del poeta, che, alla vista degli indovini puniti nella sesta bolgia, non avrebbe potuto non bagnarsi di lacrime. A Purg. 23.49, invece, asciutto assume un'ulteriore sfumatura semantica: è infatti rif. alla malattia della scabbia che provoca secchezza e desquamazione della pelle. Da questa accezione, per estens., asciutto acquisisce il signif. medico-patologico di 'emaciato', 'deperito', anch'esso att. nell'it. antico (cfr. TLIO s.v. asciutto, 4.1). Gli antichi commentatori colgono i signif. dell'agg., abbastanza consolidati nei testi più o meno coevi alla Commedia. I signif. danteschi di asciutto permangono nella trad. letteraria successiva, diramandosi ulteriormente (vd. GDLI s.v. asciutto).
Locuz. e fras. 
L’espressione con le piante asciutte, att. in Inf. 9.81 e rif. alle piante dei piedi del messo celeste che avanza sullo Stige senza toccare l’acqua, è da mettere in relaz. con la locuz. avv. A piedi asciutti, di memoria biblica, che consta di più occ. nell’it. antico. Prima di Dante, essa ricorre nei Trattati morali di Albertano da Brescia volgarizzati: «et corre l’uomo per mare ad piè asciutti» (cfr. TLIO s.v. asciutto, 2.2).
Autore: Francesca Carnazzi.
Data redazione: 09.09.2024.
Data ultima revisione: 20.12.2024.
1 Con le piante asciutte: non bagnato.
[1] Inf. 9.81: Come le rane innanzi a la nimica / biscia per l'acqua si dileguan tutte, / fin ch'a la terra ciascuna s'abbica, / vid' io più di mille anime distrutte / fuggir così dinanzi ad un ch'al passo / passava Stige con le piante asciutte.
Non inumidito dalle lacrime (detto del viso).
[2] Inf. 20.21: Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto / di tua lezione, or pensa per te stesso / com' io potea tener lo viso asciutto, / quando la nostra imagine di presso / vidi sì torta, che 'l pianto de li occhi / le natiche bagnava per lo fesso.
Non intriso di fango.
[3] Inf. 18.121: E io a lui: «Perché, se ben ricordo, / già t'ho veduto coi capelli asciutti, / e sè Alessio Interminei da Lucca: / però t'adocchio più che li altri tutti».
2 Prosciugato (degli umori), disseccato (rif. alla malattia della scabbia).
[1] Purg. 23.49: «Deh, non contendere a l'asciutta scabbia / che mi scolora», pregava, «la pelle, / né a difetto di carne ch'io abbia; / ma dimmi il ver di te, dì chi son quelle / due anime che là ti fanno scorta; / non rimaner che tu non mi favelle!».