Vocabolario Dantesco
lagna s.f.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia lagna Inf. 32.95 (:).
Dare lagna 1.
Da lagnarsi 'lamentarsi' (vd. Nocentini s.v.). Il sost. è att. per la prima volta nel XIII sec. e in area lomb. entro lo Splanamento di Patecchio (vd. TLIO s.v. lagna), ove vale 'motivo di dolore, sofferenza o fastidio'. Con lo stesso signif., lagna ricorre a Inf. 32.95: il traditore della patria Bocca degli Abati, infatti, intima a Dante di non dargli lagna, ossia arrecargli ulteriormente «noia, materia di lamento» (vd. Chiavacci Leonardi ad l.), strappandogli i capelli per sollecitarlo a rivelare il suo nome. Il sost. della locuz. verbale è chiosato «molestiam et querelam» da Benvenuto da Imola, mentre è inteso più generic. come 'angoscia' da Francesco da Buti. Anche per via dell'occ. dantesca, nella trad. letteraria it. successiva alla Commedia, lagna è att. altresì come "danno" per antonomasia (vd. GDLI s.v. lagna (1)).
Locuz. e fras. Il sost. a Inf. 32.95 ricorre nella locuz. verbale dare lagna (vd. anche TLIO s.v. lagna, 1.2).
Autore: Francesca Carnazzi.
Data redazione: 27.03.2024.
Data ultima revisione: 09.10.2024.
1 Motivo di sofferenza o noia. Dare lagna: arrecare fastidio, tormentare.
[1] Inf. 32.95: Lèvati quinci e non mi dar più lagna, / ché mal sai lusingar per questa lama!».