Vocabolario Dantesco
digrignare v.
Commedia 3 (3 Inf.).
Commedia digrigna Inf. 22.91 (:); digrignan Inf. 21.131; digrignar Inf. 21.134.
Digrignare i denti 1.1.
Il verbo è già att. prima di Dante (vd. TLIO s.v. digrignare), sia con valore assol. che con valore trans., nell'espressione digrignare la boccuzza (in Cecco Angiolieri, ma in realtà testo di paternità discussa, vd. Bruni Bettarini, Le rime di Meo dei Tolomei e di Muscia da Siena, p. 90). L'espressione digrignare i denti, ancora diffusa nell'uso moderno, è invece prima att. dantesca e ricorre a Inf. 21.131. Le tre att. del verbo nella Commedia si concentrano esclusivamente nei canti 21 e 22 dell'Inferno, i due canti dedicati alla quinta bolgia, e contribuiscono ad arricchire la mimica e l'espressività dei diavoli: a Inf. 21, in partic., l'atto di digrignare i denti è una spia della beffa che i diavoli intendono perpetrare ai danni di Dante e Virgilio («ne minaccian duoli», v. 131), a Inf. 22 è l'espressione facciale feroce di Farfarello che, stralunando gli occhi («qui, come tutti gli atti dei diavoli, non è veramenete pauroso, ma soltanto grottesco», Chiavacci Leonardi, Inf. 22.95) si appresta ad avventarsi su Ciampolo di Navarra. Il verbo è univocamente chiosato dai commentatori: ad es. Cristoforo Landino (Inf. 22.91-93) spiega: «storcere el volto in forma che la boccha s'apra et mostri e denti. Il che significa o dolersi in sè o adirarsi inverso d'altri. O alchuna volta ridere».
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 30.06.2020.
1 Storcere il viso mostrando i denti (in segno di minaccia).
[1] Inf. 21.134: «Non vo' che tu paventi; / lasciali digrignar pur a lor senno, / ch'e' fanno ciò per li lessi dolenti».
[2] Inf. 22.91: Omè, vedete l'altro che digrigna; / i' direi anche, ma i' temo ch'ello / non s'apparecchi a grattarmi la tigna».
1.1 Digrignare i denti: mostrare i denti facendoli stridere.
[1] Inf. 21.131: Se tu sè sì accorto come suoli, / non vedi tu ch'e' digrignan li denti / e con le ciglia ne minaccian duoli?».