Commedia |
cocca Inf. 12.77 (:), 17.136 (:). |
Altre opere |
coc[c]a Fiore 51.14. |
Prima att. (
Fiore 51.14.). Da
*kokk-/*kukk-/*kots- 'dare un colpo, lanciare' (LEI, s.v., 15, 230.53). Se a
Inf. 12.77 il sost.
cocca è univocamente interpretato come 'tacca praticata all'estremità posteriore della freccia' (con essa Chirone «fece la barba in dietro a le mascelle», cioè trasse indietro la barba, verso la mascella, in modo da liberarsi la bocca per parlare), l'occ. di
Inf. 17.136 potrebbe indicare estens. la freccia stessa («e se dilegua come cocca da corda, idest, sicut sagitta a corda balistae», chiosa ad es. Benvenuto da Imola), anche se in questa interpretazione «è possibile cogliere come un eccesso di precisazione: è infatti la cocca a dileguarsi dalla corda» (
ED s.v.
cocca;
Francesco da Buti spiega che Gerione «si dileguò, come la cocca dello strale dalla corda, quando è saettata»). La prima att. di
cocca si inividua a
Fiore 51.14 («Ma quel normando incontanente scoc[c]a / Ciò ched e' sa, ed in piaz[z]a ed a santo, / E contruova di sé e mette in coc[c]a»), dove indica estens. il punto della corda da cui parte la freccia.
Cocca ricorre come var. di
cosa a
Par. 8.105 («sì come
cosa in suo segno diretta») in alcune edizioni (dall'Aldina fino al Foscolo, ma anche nei commenti di Porena e Chimenz): in questo caso si verrebbe a continuare la metafora dell'arco che è al v. 103 («per che quantunque quest'arco saetta disposto cade a proveduto fine»), ma, come precisa Petrocchi (
ad l.) «una ripetizione della stessa metafora sembrerebbe costituire un inutile doppione».
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 06.05.2022.