Vocabolario Dantesco
ciocco s.m.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia ciocchi Par. 18.100.
Voce dall'etimo incerto (prob. di origine settentr., vd. DELI 2 s.v. ciocco), ciocco ricorre nella Commedia una sola volta, nella terza cantica. Nel cielo di Giove, le luci (vd. luce) dei beati sono paragonate, in una «immagine vivissima e domestica [che] avvicina d'un tratto la figura astratta e celeste ai quotidiani aspetti del vivere terreno» (Chiavacci Leonardi, ad l.), alle scintille che si sollevano da un ceppo di legno che arde «onde li stolti sogliono augurarsi». Spiega ad es. Iacomo della Lana (ad l.): «qui aduxe per exempio sì come multi stulti stano a pè del fogo e fregano su l'arso d'i çochi, per la quale fregadura molte faville apare, et elli s'augurano cotanti agnelli, cotanti porcelli, cotanti fiorin d'oro, e cussì passano tempo». Il vocabolo, che è parte del lessico comune dell'italiano (vd. GRADIT s.v. ciocco), è invece scarsamente att. nel Trecento (vd. TLIO s.v. ciocco).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 29.10.2021.
1 Pezzo di legno da ardere.
[1] Par. 18.100: Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi / surgono innumerabili faville, / onde li stolti sogliono agurarsi, / resurger parver quindi più di mille / luci e salir, qual assai e qual poco, / sì come 'l sol che l'accende sortille...