Vocabolario Dantesco
carreggiare v.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia carreggiar Purg. 4.72.
Denominale da carro (vd.) con l'aggiunta del suff. -eggiare (cfr. Grossman-Rainer, La formazione delle parole, p. 458; per la vitalità del suff. nel poema, in partic., cfr. Tollemache, Suffissi, in ED, Appendice, p. 478). Nella forma latinizzata carezare, il v. è att. già in un doc. ravenn. del sec. XIII (cfr. Sella, Gloss. lat. emil., s.v.); la prima att. volg. si colloca in area fior., in una lettera del 1291 (cfr. TLIO s.v. carreggiare). Nelle occ. appena richiamate, così come in quelle successive, tuttavia, il v. ha il senso comune di 'trasportare con un carro'; nel poema, invece, carreggiare vale eccezionalmente 'percorrere guidando un carro': è qui esplicito il richiamo al mito di Fetonte, figlio del Sole (cfr. anche Inf. 17.106-108), che non seppe tenere il mezzo paterno sulla strada (v. 71), ossia il cammino tracciato dall'astro durante il giorno («filius solis male scivit regere currum paternum; nam exivit stratam praedictam antiquam, scilicet zodiacum», Benvenuto da Imola, ad l.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 26.02.2020.
Data ultima revisione: 02.03.2020.
1 Percorrere (una strada) con un carro.
[1] Purg. 4.72: onde la strada / che mal non seppe carreggiar Fetòn, / vedrai come a costui convien che vada...