Vocabolario Dantesco
trapelare v.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia trapela Purg. 30.88 (:).
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Formazione parasintetica su pelo (vd.) con pref. tra-, che vale propr. 'passare attraverso un'incrinatura' (DELI 2 s.v.). Il verbo è att. in it. antico a partire dalla seconda metà del sec. XIII, anche con valore fig. (es. «Ma volglio certo dir che non trapelo...» Monte Andrea, Rime, son. 14.14, p. 135; «sì che l'aqua non trapeli ne le vie...» Stat. sen., 1309-1310, dist. 1, cap. 171, vol. 1, p. 156; cfr. Corpus OVI). Nel poema trapelare occorre un'unica volta, in rima con congela (v. 86) e candela (v. 90), nella lunga similitudine che rappresenta i diversi passaggi emotivi e le reazioni del pellegrino dopo il rimprovero di Beatrice (per la derivazione scritturale dell'immagine dantesca, cfr. quanto detto s.v. liquefare). I commentatori chiosano il verbo ricorrendo per lo più a distillaretrapela, idest, distillat» Benvenuto da Imola, ad l.) o trapassare «dentro da sé» («trapela; cioè trapassa dentro da sè, et isdura quella che è indurata dentro e falla risolvere» Francesco da Buti, ad l.). Così il Landino: «si distilla; trapelare è quando di chosa non bene stuccata el licore che v'è dentro gocciola» (ad l.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 31.10.2021.
Data ultima revisione: 18.12.2021.
1 [Con rif. alla neve disciolta:] filtrare e stillare attraverso più strati.
[1] Purg. 30.88: Sì come neve tra le vive travi / per lo dosso d'Italia si congela, / soffiata e stretta da li venti schiavi, / poi, liquefatta, in sé stessa trapela...