Vocabolario Dantesco
appropinquare v.
Commedia 1 (1 Par.).
Altre opere3 (1 Vn., 2 Conv.).
Commedia appropinquava Par. 33.47.
Altre opere appropinqua Conv. 3.10.2, 4.28.3; appropinquare Vn 16.4.
Prima att. (Vn 16.4). Latinismo att. per la prima volta nella Vita Nuova (Vn 16.4) col signif. di 'avvicinarsi nello spazio' (vd. TLIO s.v. appropinquare), ricorre poi due volte nel Convivio: a Conv. 3.10.2 il rimando è all'aristotelico De generatione I 6, 322b 22-4, integrato col commento di Tommaso (I, lectio 23, n. 162) dove è utilizzato proprio il verbo latino appropinquare (Fioravanti, Convivio, ad l.); a Conv. 4.28.3, invece, il rif. classico del passo è Cicerone («sì come dice Tulio in quello Di Senettute...»). Nella Commedia, l'unica occ. è a Par. 33.47 e fa parte di quei latinismi peculiari del tessuto lessicale del Paradiso, che danno solennità allo stile illustre di questa cantica, «in concomitanza con l'innalzamento del livello stilistico e il prevalere di strutture tematiche di natura filosofica e teologica» (Manni, Dante, p. 113). Il verbo latino appropinquare è infine utilizzato da Dante in Quaestio 67 e Monarchia 1, 15 e 16.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 25.02.2020.
1 Avvicinarsi a una destinazione (in contesto fig., con rif. a Dio).
[1] Par. 33.47: E io ch'al fine di tutt' i disii / appropinquava, sì com' io dovea, / l'ardor del desiderio in me finii.