Commedia |
mastin Inf. 27.46; mastino Inf. 21.44. |
Altre opere |
mastino Fiore 69.10 (:). |
Dal
fr. mastin, att. già dal 1155, originatosi dal lat. (
canis)
mansuetinus (cioè
mansuetus con suff. dimin.), che vale '(cane) addomesticato' (DELI 2 s.v.
mastino; FEW s.v.
*mansuetinus, 6.1, 257a; Cella,
I gallicismi, pp. 479-480). In it. antico il termine è doc. in testi di area sett. già dalla seconda metà del sec. XIII (cfr.
Corpus OVI), mentre fra le prime att. tosc. si colloca un'occ. del
Fiore («Se ttu lo sfidi o batti, e' griderà, / Chéd egli è di natura di mastino: / Chi più 'l minaccia, più gli abaierà» ivi, 69.10). Come termine di paragone,
mastino è nel poema (
Inf. 21.44) con rif. al diavolo che si lancia «con tanta fretta» (v. 45) alla cattura di nuovi barattieri. Nella stessa cantica, lo zoonimo allude alla crudeltà e alla ferocia dei signori di Rimini, Malatesta da Verrucchio e Malatestino («E 'l mastin vecchio e 'l nuovo»
Inf. 27.46), non senza un gioco sonoro (
Malatestini - mastini) forse diffuso al tempo (cfr. Chiavacci Leonardi,
ad l.). È altresì possibile che la figura di tale cane sia qui richiamata dal poeta con rif. allo stemma di un ramo laterale della stessa famiglia, in cui era appunto rappresentato un mastino (
ibid.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 25.11.2020.
Data ultima revisione: 11.01.2021.