Vocabolario Dantesco
marinaio s.m.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Purg.).
Altre opere1 (1 Conv.).
1 (1 Fiore).
Commedia marinar Inf. 22.20; marinari Purg. 19.20.
Altre opere marinaio Conv. 4.28.3.
marinaio Fiore 56.1.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
La forma marinaro è l'unica att. nella Commedia, mentre la forma marinaio ricorre nel Convivio e nel Fiore. Nel passo di Conv. 4.28.3 («come lo buono marinaio, come esso appropinqua al porto, cala le sue vele, e soavemente, con debile conducimento entra in quello; così noi dovemo calare le vele delle nostre mondane operazioni e tornare a Dio...») Dante paragona la vita umana a una navigazione che ha in Dio l’approdo finale: su questo aspetto vd. anche mare. Orengo (Le arti del mare in Dante, p. 302) spiega che marinaro è «chi fa parte dell'equipaggio di una nave da guerra, o mercantile, o da pesca, o da diporto: non si usa per i componenti gli equipaggi di navi irregolari, pirate e simili. Non dunque tutto il personale imbarcato: non, per esempio, i soldati, anche se addetti stabilmente alla nave».
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 25.02.2020.
1 Persona che svolge la propria attività a bordo di un'imbarcazione; chi va per mare.
[1] Inf. 22.20: Come i dalfini, quando fanno segno / a' marinar con l'arco de la schiena / che s'argomentin di campar lor legno, / talor così, ad alleggiar la pena, / mostrav' alcun de' peccatori 'l dosso / e nascondea in men che non balena.
[2] Purg. 19.20: «Io son», cantava, «io son dolce serena, / che ' marinari in mezzo mar dismago; / tanto son di piacere a sentir piena!