Prima att. Dal lat.
geomètra (DELI 2 s.v.), di derivazione
gr. γεω (terra) e μέτρον (misura). Il termine, impiegato in epoca classica per indicare chi misura la terra (cfr. TLL s.v.
geometres, 6, 2.1907, 67-68, ma anche Cecchini,
Uguccione, M 93, 24), si delinea come tecnicismo scientifico corrispondente a 'studioso e applicatore dei princìpi della geometria' («artefice ammaestrato de la Geometria», spiega
Francesco da Buti a
Par. 33.133), scienza che ha per ogg. la grandezza immobile secondo la trattatistica mediolatina (cfr. per es., Isidoro,
Etimol., II.24.15: «Geometria est disciplina magnitudinis immobilis et formarum», che precisa inoltre il passaggio dalla misurazione della terra ad altra materia [Id.,
Etimol., III.10.2-3]; nonché Boezio,
De arithmetica I, 1, e Tommaso,
Post. Analyt., I.25, 2: «Geometria enim est de linea et aliis magnitudinibus»; sull'argomento vd. Rak, in
ED s.v.
geometria). Con lo stesso valore tecnico, il termine ricorre nella
Commedia due volte: a
Inf. 6.142,
geomètra è Euclide, riconosciuto univocamente dai commentatori antichi come il maggior filosofo della disciplina (cfr. per es., Guido da Pisa «Euclides fuit maximus philosophus in scientia geometrie»;
Maramauro, Exp. Inf.: «geometra profundo in scientia de arte de geometria»,
ad. l.). A
Par. 33.133, il sost. è adottato in un paragone, utile a illustrare il fallimento dell'intelletto umano di fronte all'irrisolvibilità razionale di un problema, accostando lo scacco del poeta nel comprendere la compresenza della figura umana nel cerchio divino a quello del
geomètra («lo mensuratore» per
Iacomo della Lana e l'
Ottimo,
ad l.), intento vanamente alla misurazione del cerchio a causa dell'impossibilità di conoscere il «principio», ossia il valore di pi greco che esprime il rapporto fra la lunghezza di una circonferenza e il suo diametro (sul tema vd. Ledda,
L'ineffabilità della visio Dei, pp. 317-318; vd. anche
indovare). Sempre con rif. all'impossibilità di calcolare la quadratura del cerchio, il termine occorre in lat. in
Mon. 3.3.2: «geometra circuli quadraturam ignorat». Dopo Dante il tecnicismo, oltre a circolare nell'ambito esegetico, ritorna, tra gli altri, in volgarizzamenti e trattati fior. del Trecento ed è ripreso, con richiamo dantesco, in
Boccaccio, Amorosa Visione e in
Petrarca, Trionfi (cfr.
Corpus TLIO; Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», pp. 257-258).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 29.10.2021.