Att. solo nella
Commedia e nei commentatori. Dal lat.
hermaphroditu(m) (DELI 2 s.v.
ermafrodito), a sua volta dal gr. Ερμαϕρόδιτος; nel mediolatino col signif. propr. di «androgynus» (MLW s.v., 4.995.35), «combining characteristics of both sexes» (OLD s.v.
hermaphroditus; DMLBS s.v.; cfr. anche Isidoro,
Etimol., XI.3.11: «Hermaphroditae autem nuncupati eo quod eis uterque sexus appareat») e 'eunuco, castrato' (Du Cange s.v.), il termine deriva dal nome del personaggio protagonista del mito narrato da Ovidio: Ermafrodito si unì alla ninfa Salmace formando un unico corpo, metà maschio e metà femmina (
Met., IV, 373-379). La ripresa dantesca del termine in funzione aggettivale si pone in antitesi a
sodomita (colpevole di lussuria contro natura) per riferirsi al peccato di lussuria secondo natura, in quanto relativo ai rapporti sessuali tra maschio e femmina, e quindi 'eterosessuale' (cfr.
ED s.v.; Bellomo-Carrai,
ad l.). Il desiderio smodato di soddisfare i piaceri sessuali è peccaminoso (Tommaso,
S. Th., II, q. 153, a. 3: «Hoc autem pertinet ad rationem luxuriae, ut ordinem et modum rationis excedat circa venerea. Et ideo absque dubio luxuria est peccatum»;
Francesco da Buti,
ad l.: «per questi intese femine che, usando col sesso virile, o coloro che usando col sesso femineo, non servano l'ordine e 'l modo debito». E cfr. anche Daniello,
ad l.). Vari commenti chiosano 'bisessuale' (Iacomo della Lana,
ad l.: «quelle persone che peccano nel vizio della luxuria sí in femene come in maschi»;
Ottimo: «Ermafrodito è colui che ha ambedue le nature, masculina e femminina; sicché peccarono in ambedue spezie di lussuria»; e Inglese,
ad l.). O interpretano in senso propr. (Chiose Vernon: «Ermafrodito si è appellato quell'uomo e quella femina c'ha la natura maschulina e feminina. Questo messer Ghuido fu di quegli»).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 01.11.2021.