Vocabolario Dantesco
dischiavare v.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia dischiava Par. 2.24 (:).
Prima att. Parasintetico, composto da dis-, con valore di allontanamento, e *chiavare da chiave, termine che indica la leva della balestra che regola il meccanismo per il rilascio della corda tesa (cfr. Parodi, Lingua, p. 266; Di Pretoro, Innovazioni lessicali, pp. 13-14 e TLIO s.v. chiave, 12). Il verbo è att. per la prima volta a Par. 2.24, ove è rif. alla freccia che si stacca dalla chiave della balestra (cfr. TLIO s.v. dischiavare (2)), nell'ambito di una similitudine: tanto rapidamente quanto un dardo scoccato che vola e si arresta sul bersaglio, Dante ascende con Beatrice al cielo della luna (cfr. Inglese ad l.). Anche a Purg. 31.16-21, peraltro, è presente una similitudine dai termini di paragone pressoché analoghi, ove però si tratta, al contrario, di una freccia che scocca troppo lenta e non va a segno, partendo da una balestra che si spezza per l'eccessiva tensione della corda e dell’arco. Tra i commentatori, soltanto Francesco da Buti, pur soffermandosi soprattutto sul contesto semantico del verso, chiosa il verbo interpretandolo come «scoccare», forse sulla base proprio di Purg. 31.16-21, ove l’asta è colta nel momento in cui scocca dalla balestra. La reminiscenza di questi passi danteschi è presente in Petrarca, Disperse (ed. Debenedetti): «Biasmo i falsi occhi, che scocchar la chiave / Di tal balestra, e' miei che 'nforchat'ànno / El corpo forte e per sè stesso grave» (cfr. TLIO s.v. chiave, 12).
Autore: Francesca Carnazzi.
Data redazione: 07.11.2023.
Data ultima revisione: 20.12.2023.
1 Pron. [Armi] [Rif. a una freccia:] staccarsi dalla chiave della balestra.
[1] Par. 2.24: e forse in tanto in quanto un quadrel posa / e vola e da la noce si dischiava, / giunto mi vidi ove mirabil cosa / mi torse il viso a sé...