Vocabolario Dantesco
coto s.m.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Par.).
Commedia coto Inf. 31.77 (:), Par. 3.26 (:).
Retroformazione dal lat. cogitare (LEI s.v., 15, 480.47; deverbale di cotare, fior. per coitare dal lat. cogitare, secondo Parodi, Lingua, p. 279, per la tendenza a evitare i dittonghi discendenti). Già att. in Jacopone, in veste umbra: cuito (cfr. Inglese). Il sost. si trova sempre in rima. In codici tardi si legge a Par. 3.26 la variante quoto, che è stata diffusa a stampa nell'Aldina e nell'ed. degli Accademici della Crusca (vd. Petrocchi ad l.). La var. è fonetica (k e o chiusa in luogo della labiovelare e della aperta). Per Inf. 31.77 Mad e Pa portano la var. cuoto, con dittongo che potrebbe essere un'estensione del fenomeno nelle varietà sett. (vari esempi nella descrizione di Pa in Petrocchi, Introduzione, p. 79).
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 02.03.2020.
1 Atto del cogitare.
[1] Inf. 31.77: Poi disse a me: «Elli stessi s'accusa; / questi è Nembrotto per lo cui mal coto / pur un linguaggio nel mondo non s'usa. 
[2] Par. 3.26: «Non ti maravigliar perch'io sorrida» / mi disse «appresso il tuo püeril coto, / poi sopra 'l vero ancor lo piè non fida, / ma te rivolve, come suole, a vòto...