Dimin. di
cerchio (vd.), il sost. è
hapax nella
Commedia e ricorre nella dettagliata descrizione che Virgilio fa dell’
Inferno. Il dimin. si rif. propr. agli ultimi tre cerchi infernali (settimo, ottavo, nono), le cui dimensioni decrescono rispetto ai sei superiori, anche se qui «è implicita un'idea, più che di dimensione, di paragone» (ED s.v.
cerchio) con i precedenti gironi. Quasi tutti i commentatori antichi e moderni sembrano confermare questa interpretazione, solo Chimenz riconsidera il suff. dimin. come intensivo: «sebbene i cerchi si vadano man mano restringendo, bisogna immaginare ch'essi non si restringano eccessivamente dall'uno all'altro […]; e comunque questi tre rimasti risultano immensi: sicché un vero e proprio diminuitivo pare fuori luogo. Crediamo, invece, che qui, come altrove [...] sia intensivo, non diminuitivo, "grandi cerchi"» (
ad l.). Se si pensa però alla struttura a imbuto dell’Inferno e al decrescere delle dimensioni dei cerchi verso il centro della Terra, la proposta di Chiavacci Leonardi appare risolutiva: «questo suffisso non va inteso propriamente come un diminutivo (v.
fioretti, II 127 e più volte;
rubinetto,
Par. XIX 4); tuttavia in ognuno di questi casi una connotazione di diminutivo - reale o affettiva - appare giustificabile» (
ad l.).