Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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accorare v.
Frequenza:
Commedia 5 (2 Inf., 2 Purg., 1 Par.).
Altre opere2 (2 Fiore).
Lista forme e index locorum:
Commedia accora Inf. 13.84 (:), 15.82 (:), Purg. 5.57 (:), Par. 8.73 (:); accoro Purg. 10.84 (:). [+var.: accora Laur Purg. 30.60].
Altre opere acora Fiore 7.4; acorando Fiore 107.3.
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Formazione denominale da cuore (vd.). Il verbo risulta abbondantemente utilizzato nei testi delle Origini (cfr. TLIO s.vv. accorare e accorato): oltre che in senso fig. (nettamente maggioritario, in partic. nella lirica amorosa), anche in quello letterale di 'uccidere trapassando il cuore' (cfr. Corpus OVI, ad. es. Jacopone [ed. Ageno] 88.3, Giordano da Pisa, Aventuale fiorentino 20, Laudario dei Battuti di Modena 36.47), che sopravvive in it. moderno come tecnicismo rurale (cfr. GDLI ss. vv. accorare, accoratoio e Contini, Un nodo, p. 264, dove si suggerisce un’interpretazione non estranea al senso propr. anche per Inf. 13.84). È possibile pertanto che la qualifica di prov. attribuita da Cella (I gallicismi, p. 307, e lo stesso DELI s.v., «prob. sul modello del provz. acorar») sia da limitare all’utilizzo topico dell’immagine, più che all’etimo del vocabolo (vd. anche la glossa di Francesco da Buti a Inf. 13.84: «m’accora; cioè mi trafigge il cuore». Dotato di forte carica espressiva, il verbo nella Commedia è comunque interpretabile con il signif. di 'far soffrire il cuore' (signif. 1): in partic., in entrambe le due occ. dell'Inferno assume il signif. individuato da Boccaccio nella chiosa a Inf. 13.84 nel senso di «mi preme il cuore» (ad l.), che accentua fortemente il sentimento di pietà che domina nel cuore di Dante al cospetto di Pier delle Vigne. Nelle due occ. di Fiore è att. con lo stesso signif., che tuttavia è privato del tormento e indica una sofferenza più generica (cfr. ED s.v. accorare). Da scartare è l'interpretazione di Francesco da Buti, che per l'occ. di Inf. 15.82 e di Purg. 5.57 chiosa con «mi conforta» (ad l.). Da notare infine che in Purg. 30.60 accorare è var. di incorare (vd.) avallata dal codice Laur.
1 Tormentare interiormente, angosciare. ||  Propr. Trafiggere il cuore.
[1] Inf. 13.84: Ond' ïo a lui: «Domandal tu ancora / di quel che credi ch'a me satisfaccia; / ch'i' non potrei, tanta pietà m'accora».
[2] Inf. 15.82: ché 'n la mente m'è fitta, e or m'accora, / la cara e buona imagine paterna / di voi quando nel mondo ad ora ad ora / m'insegnavate come l'uom s'etterna...
[3] Purg. 5.57: sì che, pentendo e perdonando, fora / di vita uscimmo a Dio pacificati, / che del disio di sé veder n'accora».
[4] Par. 8.73: attesi avrebbe li suoi regi ancora, / nati per me di Calro e di Ridolfo / se mala segnoria, che sempre accora / li popoli suggetti, non avesse / mosso Palermo a gridar: " Mora, mora!".
2 Pron. Addolorarsi, consumarsi nel dolore.
[1] Purg. 10.84: La miserella intra tutti costoro / pareva dir: «Segnor, fammi vendetta / di mio figliuol ch'è morto, ond' io m'accoro»...
[ 3 +var. Infondere coraggio a qno. ]
[1] Purg. 30.60:  Quasi ammiraglio che in poppa e in prora / viene a veder la gente che ministra / per li altri legni, e a ben far l'incora... ||  accora Laur


Autore: Elena Felicani 20.04.2021 (ultima revisione: 22.12.2021).