angusto agg.
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Commedia |
angusto Par. 26.22. |
Nota:Prima att.
Latinismo da
angustus (LEI s.v., 2, 1269.39). A differenza di altre forme della stessa famiglia lessicale, come
angustia o
angustiare, l'agg. conta scarse att. nell'it. antico, per lo più limitate alla produzione lirica (cfr. TLIO s.v.
angusto). In
Par. 26.22,
angusto qualifica un metaforico
vaglio (vd.) o setaccio – il referente diretto, ma implicito, dell'agg. sono naturalmente i fori o le maglie dello strumento –, immagine con cui san Giovanni incalza Dante a riflettere più sottilmente sulla carità. Cfr. es. Benvenuto da Imola,
ad l.: «
a più angusto vaglio, idest, ad strictum cribrum, idest, ad arctiorem quaestionem et excussionem». Dante ricorre all’agg. lat. due volte nell'accesa epistola a Enrico VII, con rif. all'estensione della potestà imperiale (
Ep. 7.12 e 15; per «angustissima mundi area», cfr. Boezio,
Consol. Phil., II, 7).
1 [Con rif. a un vaglio:] che ha fori piccoli e ravvicinati (in contesto
fig.) || Propr. stretto.
[1] Par. 26.22: Quella medesma voce [[...]] disse: «Certo a più angusto vaglio / ti conviene schiarar: dicer convienti / chi drizzò l'arco tuo a tal berzaglio».
Autore: Barbara Fanini 10.04.2017 (ultima revisione: 02.05.2018).