Dal lat. tardo
culfus, dal gr. tardo
kolphos (DELI 2 s.v.
golfo), il sost. ricorre nella
Commedia esclusivamente a
Par. 8.68, dove indica, entro la descrizione dei confini del regno di Sicilia fatta da Carlo Martello, la curva costiera che unisce il monte Peloro, a Nord, e Pachino, a Sud, ovvero il tratto orientale della costa siciliana, che risulta particolarmente battuto dall’Euro, vento di sud-est. L'identificazione del
golfo cit. non è stata pacifica (un riassunto della questione è in ED s.v.
golfo): alcuni commentatori intendono il golfo di Catania, ma ben spiega il Torraca (
ad l.): «Quale golfo? Ai tempi di Dante, non usava chiamare golfo di Catania il tratto di mare che ora porta questo nome, a oriente della Sicilia; e mi pare probabile che egli avesse in mente le parole di
Orosio, I, 2: "Il sito dell'Italia si distende da Circio (maestro) in Euro (scirocco), avendo da Africo (sud-ovest) il mare Tirreno, da borea
il seno, Adriatico". Anche il
Tesoro pone la Sicilia tra il mare Adriatico e il Tirreno». Dunque per
golfo Dante intenderà l'intera curva costiera tra Pachino e Peloro. Su questo aspetto vd. anche Casella,
Questioni di geografia dantesca, pp. 69-71. La rima in
-olfo (
golfo /
solfo /
Ridolfo) è rima unica nel poema.