Commedia |
cigola Inf. 13.42; cigolar Inf. 23.102. |
Voce onom. (DELI 2 s.v.
cigolare). Il verbo è att. anche nell'
Almansore volg., testo di area fior. collocabile entro il primo quarto del sec. XIV («sentirai altressì il suono de l'osso cigolare quando tu merrai in qua e in qua colle mani» ivi, L. VIII, cap.1; cfr.
Corpus OVI): il primato dell'uso dantesco nelle due occ. infernali è pertanto dubbio. Del resto, il ricorso a
cigolare in testi successivi e svincolati dal circuito linguistico del poema lascia supporre una sua circolazione anche anteriore (vd.
TLIO s.v.). A
Inf. 23.102
cigolare è impiegato in senso propr., con rif. alle bilance che stridono sotto un peso eccessivo; a quest'ultime sono paragonate, attraverso una similitudine «contratta» (Chiavacci Leonardi,
ad l.), le «cappe rance» (v. 100) cariche di piombo degli ipocriti. A
Inf. 13.42, invece, il verbo indica estens. quel particolare sibilo che fuoriesce durante la combustione di rami ancora verdi, e che è prodotto dall'evaporazione della loro linfa («per vento che va via», v. 42). Così
Iacomo della Lana, con richiamo ai
Meteorologica aristotelici (II, 4, 361a, 17-20): «Quello cigolare avene che l'umido ch'è dentro lo lengno per lo calor del fogo si rarefàe e diviene aere; e trovà intopedo d'umido non rarefatto, bisognali più largo logo, sì ch'esse cum quello impitto fora, sì come mostra lo Philosopho in
Metaura» (
ad l.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 21.01.2021.
Data ultima revisione: 19.03.2021.