Con rif. alla luminosità che avvolge le anime dei beati (il cui splendore è proporzionale al grado di visione di Dio raggiunto da ogni anima, a sua volta commisurato alla grazia concessa da Dio), la
chiarezza è l'amorosa accensione dell'anima che si manifesta come splendore (vd. anche
chiaro e relativa Nota). Il sost. ricorre anche nel
Convivio, col signif. di ‘luminosità, splendore’ (
Conv. 2.13.13, dove è rif. a Venere, il pianeta più luminoso, e
Conv. 1.4.11, dove è usato in senso fig.) e nelle
Rime col signif. di ‘trasparenza’, rif. all’acqua (
Rime 5.27). L’occ. del
Fiore è invece rif. alla bellezza e alla luminosità della donna amata, il cui splendore è tale da illuminare ogni cosa (vd. anche TLIO s.v.
chiarezza). Quanto alle varianti, la sequenza
carezza :
chiarezza di
Par. 24.19,21 del testo Petrocchi si oppone nella tradizione a
chiarezza :
carezza, che è la lezione preferita da Sanguineti. Per Petrocchi l’inversione è frutto di banalizzazione, mentre più peso critico è attribuito alla sostituzione di
carezza con
bellezza (Ga Gv La Laur Lo Mad Pa Parm Po Pr Ricc Vat), spiegata come reazione alla natura difficilior di
carezza nel senso di ‘pregio’, seguito in ciò anche da Inglese (
ad l.).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.07.2019.
Data ultima revisione: 25.02.2020.