Vocabolario Dantesco
chiappa s.f.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia chiappa Inf. 24.33, 24.33 (:).
Deriverebbe da un prelat. *kap(p)- (> cap(p)ulare ‘tagliare’ > *clappare; LEI s.v. *kap(p)-, 11, 229.31 e 303.9-14). Il Corpus OVI registra le forme clap(p)a/-e e japa fra la fine del sec. XIII e il primo decennio del sec. XIV nel Compasso de navegare (ed. Debanne), e, in poesia, nell’Anonimo Genovese (ed. Contini), con i signif. di ‘roccia di forma piatta posta sott’acqua’ e di ‘dura roccia, pietra’ (cfr. Debanne, Glossario, s.v. clapp,Contini, PD, I, p. 725 nota al v. 8). A Inf. 24.33 il termine è variamente interpretato sin dai primi commentatori, che lo chiosano con «scopulum» ‘scoglio’ (Guido da Pisa) o con «parte di coppo» ‘parte di tegola’ (Iacomo della Lana, ma cfr. anche Benvenuto da Imola). Già in antico, al problema interpretativo si aggiunge la questione della prov. linguistica: Guido da Pisa, infatti, afferma che chiappa appartiene al «Ianuensium ydioma». Successivamente, Crusca (2) s.v. chiappa, a differenza di Crusca (1) s.v. («natica […]. Qui per similit. pietra scheggiata sportante in fuora»), definisce la parola con «cosa comoda a potersi chiappare, voce derivata da detto verbo», signif. che è giunto anche ad alcuni commentatori moderni. Incrociando il problema interpretativo e quello linguistico, Parodi, Lingua, p. 290, è del parere che «il genovese ciappa, “lavagna, lastra”, non può adattarsi a spiegare i versi danteschi»; piuttosto, a parer suo, vi si può adattare il friul. clap ‘sasso’. Grazie ai vocabolari dialettali, alle carte dell’AIS e alla toponomastica, la bibliografia più recente attesta la larga diffusione del termine con i signif. di ‘roccia, scoglio’ e/o di ‘lastra’ non solo in area lig. (dove i due signif. si alternano), ma anche in area sett., insulare e merid., come già in parte emerge dalla doc. più antica (cfr. Franceschini, Tra secolare commento, pp. 172-174; LEI s.v. *kap(p)-, 11, 229.31-241.15; Peirone, «Di chiappa in chiappa»; VSES s.v. ciáppa). Tuttavia si rintraccia fin dal sec. X in area pist. il geonimo Chiappore, che, secondo Mastrelli, «deve trattarsi del pl. di chiappora collettivo deriv. dell’ital. chiappa» (cfr. Diz. topon. delle valli della Bure, p. 14 e s.v. Chiappore), e si registra il toponimo chiappa in Toscana merid. e nell’arcipelago tosc. (cfr. Pieri, TTM, p. 335). Rimane dunque incerto se l’occ. dant. sia la prima emersione in fior. di un termine materiale già tosc. o di altra area linguistica. Allo stesso modo anche la semantica pone dei problemi: tra i commentatori moderni vi è chi assimila la chiappa al ronchione (vd.) e alla scheggia (vd.), cit. poco prima al v. 29 (per es. Casini-Barbi), conferendole il signif. di ‘sporgenza rocciosa’, e chi, in base alle att. non fior., e in partic. lig., le attribuisce il signif. di ‘lastra’ (per es. Bellomo). Tenendo conto non solo della complessa situazione linguistica, ma anche del fatto che, nella fattispecie, Dante sta risalendo le macerie dello scoglio caduto della sesta bolgia, qui si propone il signif. di ‘pezzo di roccia o sporgenza rocciosa’.
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 13.07.2018.
Data ultima revisione: 03.12.2018.
1 Pezzo di roccia o sporgenza rocciosa.
[1] Inf. 24.33: Non era via da vestito di cappa, / ché noi a pena, ei lieve e io sospinto, / potavam su montar di chiappa in chiappa.