Vocabolario Dantesco
campione s.m.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Par.).
Commedia campion Inf. 16.22; campioni Par. 12.44.
Dal germ. *kampjo 'duellante, combattente', tramite il lat. tardo campio, -onis, glossato anche da Uguccione: «gladiator vel in campo duellum exercens» (cfr. DELI 2 s.v. campione; FEW s.v. *kampjo, 16, 299b-300a e Cecchini, Uguccione, C 24, 3). Il signif. con cui la parola inizialmente si afferma nelle lingue romanze è di àmbito giuridico, a indicare 'chi combatte, gen. per soldi, in duello giudiziario per conto altrui' (cfr. Princi Braccini, Termini germanici, pp. 1140-1143: 1142; cfr. anche Du Cange s.vv. camphiocampiones). Con significati estens. o fig. a partire da tale accezione, campione è diffuso in poesia volg. già nel sec. XIII, e ricorre sia in contesti metaf. sia come epiteto di Dio e dei santi (cfr. Corpus OVI e TLIO s.v. campione). A conferma del suo ampio spettro semantico, esso è anche att. come traducente di vari lessemi lat.: athleta (sia in testi classici sia in testi cristiani; vd. atleta), gladiator, heros, miles, propugnator, pugil ecc. (cfr. Corpus DiVo). In questo contesto si collocano anche le occ. dantesche. Infatti, a Par. 12.44, in un passo caratterizzato da lessico militare, campione è utilizzato con il signif. estens. di ‘chi, per le sue qualità, è chiamato a combattere in difesa di una causa’ (§ 1), ad indicare i «principi» (Par. 11.35) san Francesco e san Domenico, quest'ultimo detto nel medesimo canto anche atletaduca e paladino (vd.). A Inf. 16.22, invece, alcuni hanno sostenuto che campione sia da intendersi nel signif. originario di ‘chi, gen. per soldi, combatte in duello giudiziario per conto altrui’ (cfr. anche Iacomo della Lana e Ottimo); mentre altri, vista l’immagine classica dei campioni «nudi e unti» (cfr., per es., Verg., Aen., III, 281-2, e Luc., Phars., IV, 613-4), hanno sostenuto che il suo signif. sia ‘chi compete per la vittoria in agoni e giochi sportivi pubblici’, cioè l’athleta antico, come affermano anche Graziolo Bambaglioli, Guido da Pisa, Boccaccio ecc. (per la questione, vd. almeno Davidsohn, I campioni; Torraca, I campioni e, da ultimo, Marcozzi, Inf. 16, pp. 497-501). Il problema semantico, inoltre, si interseca con la lez. sogliono, giustificata da Petrocchi e apparsa più adatta alla prima interpretazione, e le sue var. solieno, soleano ecc., ritenute più adatte alla seconda. Tuttavia «si può dare al presente un valore perfettivo»; anzi, «proprio dal fatto che i copisti avrebbero contestualizzato nell’antichità l’immagine dei campioni, deriverebbero le varianti testuali solieno/soleano», a testimonianza che un duello di «”campioni nudi e unti” non poteva essere percepito come una reale possibilità» (Marcozzi cit., p. 499; cfr. anche Petrocchi, ad l.). Data la situazione e considerato che campione era anche uno dei corrispettivi volg. prediletti di athleta e pugil, il signif. qui proposto (§ 2) segue l’interpretazione “arcaizzante”. Rimane tuttavia assai prob. che a tale immagine potesse comunque essere “sovrapposta” quella dei combattenti in duello giudiziario, come in sostanza Dante stesso mostra di fare con l’episodio della lotta tra Ercole e Anteo, ricordato con le sue fonti (il già cit. Luc., Phars., IV, 609-61, e Ov., Met., IX, 183-4) in Mon. 2.7.10 come primo esempio, nella Roma antica, di «collisio virium» e «duellum pugilum» con cui si manifesta il «Dei iudicium» (Mon. 2.7.9).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 31.01.2020.
Data ultima revisione: 27.02.2020.
1 [Detto di un santo:] chi, per le sue qualità, è chiamato a combattere in difesa di una causa, assumendo al tempo stesso un ruolo di riferimento (estens., in contesto metaf.). ||  Propr.: chi combatte, gen. per soldi, in duello giudiziario per conto altrui.
[1] Par. 12.44: L'essercito di Cristo, che sì caro / costò a rïarmar, dietro a la 'nsegna / si movea tardo, sospeccioso e raro, / quando lo 'mperador che sempre regna / provide a la milizia, ch'era in forse, / per sola grazia, non per esser degna; / e, come è detto, a sua sposa soccorse / con due campioni, al cui fare, al cui dire / lo popol disvïato si raccorse.
2 Nel mondo antico, chi compete per la vittoria in agoni e giochi sportivi pubblici, in partic. nelle discipline della lotta o del pugilato. ||  Cfr. Nota.
[1] Inf. 16.22: Qual sogliono i campion far nudi e unti, / avvisando lor presa e lor vantaggio, / prima che sien tra lor battuti e punti, / così rotando, ciascuno il visaggio / drizzava a me, sì che 'n contraro il collo / faceva ai piè continüo vïaggio.