Commedia |
addentar Inf. 21.52; addentò Inf. 25.54. |
Altre opere |
adenti Fiore 160.7. |
Inf. 21.52: adentra Ham; Inf. 25.54: adentro Mad.
Il verbo (att. prima di Dante solo in
Patecchio, Frotula, cfr.
corpus TLIO) è usato nella
Commedia nel senso proprio di 'mordere qsa stringendola forte con i denti' a
Inf. 25.54, dove, nella descrizione della prima delle due metamorfosi del canto, il serpente si avvinghia saldamente al dannato (conficcando i denti superiori in una guancia e gli inferiori nell'altra), portando alla fusione delle membra dell'uno col corpo dell'altro. La seconda occ. del verbo ha invece un uso fig., laddove a
Inf. 21.52 i diavoli della quinta bolgia infilzano con innumerevoli raffi (vd.
raffio) i dannati, artigliandoli, per attuffarli (vd.
attuffare) nella pece vischiosa e bollente («li ficcarono a dosso i denti di più di cento raffi», spiega ad es.
Francesco da Buti).
Addentare ricorre anche in
Fiore 160.7 («E saccie far sì che ciascuno adenti / Insin c[h] a povertà gli metterai»).
Varianti. In Ham e in Mad
addentare reca come variante il verbo
addentrare (nella forma con la scempia
adentrare) altrimenti non presente in Dante, e att. a partire dalla prima metà del Trecento col signif. di 'entrare dentro (qsa), penetrare' (vd. TLIO s.v.
addentrare).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 30.06.2020.