Vocabolario Dantesco
cagnazzo agg.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia cagnazzi Inf. 32.70 (:).
Prima att. Lemma dal signif. dubbio e controverso, fin dai primi commentatori (cfr. ad es. Guido da Pisa «facies nigras»; Benvenuto da Imola «facies caninas»; Francesco da Buti «volti lividi»). I commentatori moderni interpretano per lo più l’agg. come ‘livido’ o ‘paonazzo’. Si consideri tuttavia che l’antrop. Cagnazzo (att. nel Corpus OVI anche nel pis. Cagnasso) è utilizzato per uno dei diavoli danteschi (Inf. 21.119 e 22.106), ai quali mal si addice l’attribuzione di un colore livido o paonazzo, visto che tutti i diavoli sono neri. Qui si propone con riserva un signif. genericamente somatico, con allusione al muso dei cani (cfr. Landino ad l.: «pel freddo grinzi chome di cani» e Ferruzzi, Seguito, pp. 217-218), tenendo conto anche di quanto osservato recentemente da Rebuffat, Per il significato, al quale si rimanda per un riepilogo delle diverse ipotesi interpretative e delle att. non dantesche semanticamente interessanti (anche quattrocentesche). Quest’ultimo propone di spiegare viso cagnazzo con ‘viso «rincagnato come [quello di] un cagnaccio»’ (p. 154), cioè «orrendamente sconciato» «per l’amputazione di parte del naso provocata dal congelamento» dell’Antenora (p. 157).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 15.02.2018.
Data ultima revisione: 27.04.2018.
1 Signif. incerto: che ha le fattezze del muso di un cane? ||  Cfr. Nota.
[1] Inf. 32.70: Poscia vid' io mille visi cagnazzi / fatti per freddo; onde mi vien riprezzo, / e verrà sempre, de' gelati guazzi.